venerdì 27 aprile 2007

25 Aprile sul Delta del Po, in motonave.

25 aprile, gita fuori porta. Sono oramai due anni che orbito intorno al Polesine, immeritatamente bistrattato: la natura così genuina e prepotente esiste solo nelle isolette mediterranee (e neanche tutte) e in qualche montagna poco sciistica. Non si spiegherebbe altrimenti l'affluire copioso di cacciatori, per i quali il Polesine è l'alternativa "proletaria" all'"imprenditoriale" Romania, dove se ci vai devi portarti a casa quantità industriale di selvaggina anche per andarci pari.

Il Delta del Po è l'espressione più alta della natura nel Polesine, e quindi in Italia. Credo che pochi posti al mondo siano al contempo così selvaggi e antropizzati. Tornati dal delta rimangono vive nella memoria i canali, le lagune, le sacche, tutte popolate da colonie di aironi, beccacce, folaghe ed uccelli di ogni tipo, così come pesci di acqua "mista", tipo carpe, cefali e anguille, orgoglio della cucina locale, assieme all'oro del delta (vongole e cozze), che però non riesco a preferire alle mie.

Eppure, gli stessi canali - lo dice la parola stessa - sono stati "indicati", tracciati dall'uomo, così come le chiuse, i rinforzi sulle rive, le briccole, gli edifici ora risucchiati dalla natura, come i templi cambogiani nella giungla.

[Briccola (fr.: pilier; ingl.: pylon, post): termine che deriva dal dialetto veneto che indica i pali piantati sul fondo della laguna e usati sia per gli ormeggi che per delimitare i canali navigabili].

Se vi venisse voglia di
farvi una gitarella sul Delta, tenete a mente alcune cose:

1) date un'occhiata alla cartina, e concentratevi sulla toponomastica: dal Taglio di Po, ad Adria (-tico), al Po di Maistra, al Po di Gnocca (ché il paese di Gnocca sta sotto Donzella, ci sarà un motivo!), alle varie Cà (Venier, Vendramin, tutti nomi di nobili veneziani), cercatevi il nome, la cosa, la storia che vi piace di più. A noi incuriosiva il ponte di chiatte, a Goro, e siamo andati là.

2) In ogni porticciolo (Goro, Gorino, Porto Tolle e via discorrendo) ci sono motonavi che organizzano gite sul delta. Occhio alla zanzarosa estate, più è grande la motonave più il profilo della gita cambia, da avventuroso (infilandosi nei più remoti passaggi), ad elegante (addirittura serate danzanti). Con google ne trovate di tutti i tipi, basta digitare la località.

3) Occhio che a Goro, estremo lembo del delta, è pieno di interisti con bandieroni enormi. Ecco dove si erano rifugiati...


venerdì 20 aprile 2007

Mangiare a Bologna: siore e siori, sempre più diffizzile...

L'altra sera sono stato a cena alla trattoria "Il Doge", tra Strada Maggiore e Via San Vitale, a Bologna. Quel che mi premeva erano i commensali e l'occasione, perché oramai sul cibo, in centro a Bologna, non ripongo più speranze. Ed in effetti, nonostante fosse un locale rinomato, andava bene solo per gli standard (ahimé, bassissimi, tranne ovviamente il conto) del centro felsineo. Per di più la specialità pesce, di cui si vanta, su di me può avere (ed ha avuto) effetto boomerang, ma questo è un altro discorso.

Unica consolazione: girando per la rete, ho finalmente trovato un post (by Cuore di china) sulla ristorazione di Bologna che condivido al cento per cento, e che ovviamente linko.

Stasera sono a cena da "Pane e panelle" e verificherò quanto sostenuto da Cuore di China oramai un anno e mezzo fa.

Upload: niente ristorante, cena cancellata.

venerdì 13 aprile 2007

Itinerari ENOgastronomici e morte del viaggio

Ennesima iniziativa per promuovere la qualità (aargh...) dei ristoranti tipici. Stavolta nelle Marche (lo so, sono emotivamente coinvolto), stavolta proposta da Confcommercio.

Ora, non so voi, io di 'sto finto (e sovvenzionatissimo) boom del turismo enogastronomico ne ho piene le tasche (e anche qualcos'altro). E sì che li organizzo anche, i viaggi gastronomici. Anzi, forse è proprio per questo che mi irrito ancor di più: perché non c'è un'iniziativa PRIVATA, scevra da fondi, sovvenzioni, pubblicazioni?

Uno dovrebbe fare un itinerario enogastronomico quando i ristoranti offrono un menu tipico a prezzo fisso? Pensateci bene: la morte del viaggio e della cultura popolare nell'omologazione fondoeuropeizzata.

Poi ovvio che mi irrito: questi fondi drogano il mercato, storpiano la concorrenza e intorpidiscono i ristoratori (e gli albergatori, a seconda).

E infine: ma di che qualità andate cianciando, amici ristoratori? La qualità de che? Iniziamo a proporre i menu (almeno!) con gli ingredienti, cosicché gli allergici a lattosio, verdure, fruttosio, glutine, diabetici, ecc. possano (almeno!) capire cosa cavolo mangiare senza fare la parte dei patetici emarginati paranoici (scusi, ma c'è la farina qui? scusi, ma c'è del latte qui?); iniziamo a educare il personale di sala (anche quello preso a giornata, anzi, soprattutto quello) a porsi in maniera (se non altro!) garbata verso le intolleranze varie, e quello di cucina ad utilizzare posate e cucchiai non in maniera promiscua, sennò si vanno a far benedire le contaminazioni.

Dopodiché potremo anche prendere un bicchiere di vino, un sacchetto di tarallucci e parlare di qualità fino a notte fonda.

Augh!