domenica 30 dicembre 2007

La sindrome da tipicizzazione selvaggia: la Toscana

Nella serie di vecchi articoli, questo riguarda la Toscana. Beninteso: la Toscana turistica, tipica, finta dei borghi oramai teatralizzati. La Toscana di Bolgheri, Montalcino e Pienza, tanto per capirci. Rileggendo il post anche a distanza di tempo confermo le mie impressioni. Valutazioni oggettive è impossibile farne, ma ritengo che poco sia cambiato da quasi quattro anni a questa parte (maggio 2004). Come sempre, i corsivi sono aggiunte di oggi.

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La scorsa settimana sono stato in Toscana. Più precisamente, nella zona di Montalcino. Ero lì per una cresima, peraltro in un posto bellissimo che si chiama Cinigiano (provincia di Grosseto), a dieci chilometri dal paese del celebre Brunello. Mi trovavo in una zona verdissima, con alcuni poderi e prati a perdita d'occhio. Con tutto ciò che ne consegue: aria purissima, carne e verdure eccezionali, vino buono e via dicendo.

Poi, dovendo recarmi a Chianciano Terme, dal mio mitico amico Kilian, ho valicato il confine con la Provincia di Siena e ho fatto il giro delle località più famose: Montalcino, San Quirico d'Orcia, Pienza, Montepulciano. Strada obbligata, ed anche piacevole. Tuttavia, visitando i centri storici di queste località, mi sono trovato a disagio nel vedere una miriade di gastronomie, locali tipici (con la parola "tipico" presente in ogni dove), tutto il paese "in ghingheri", ma quasi assenti salumieri, fornai, fruttivendoli, cioè negozi per la vita quotidiana.

Ebbene, a mio parere, questi posti hanno concluso la propria esistenza. Vivono oramai prigionieri del loro mito, e della moda che li accompagna. Sembra di visitare le case di quei nobili decaduti, ancora convinti di vivere in una favola, non essendo più presi dal concreto.

Oddio, magari è così: ad un turista, piace vivere in una favola, e non essere disturbato. Tuttavia, credo che la cosa, alla lunga, non paghi. Perché rischia di diventare una "sindrome da tipicizzazione", che dura finché dura la moda. Ma come questa vacilla, appena altri luoghi diverranno "in", come si trasformeranno i vari Montepulciano, Montalcino, Pienza? Villaggi fantasma? Non credo; forse, molto più semplicemente, torneranno quelli di prima. Ma ce la faranno, dopo essere vissuti prigionieri del proprio mito, o faranno come quei divi del muto, che dal proprio mito non uscirono mai?

O sono io ad essere apocalittico?

giovedì 20 dicembre 2007

Una poesia dedicata a tutti i marchigiani

Disclaimer: signori, chiedo scusa del continuo sfoggio di campanilismo sfrenato che sto facendo ultimamente. E' che, specie sotto Natale, certe cose che uno ha dentro escono di prepotenza. Ricordi, atmosfere, sapori sono più intensi, e la produzione di post casalinghi si fa più copiosa.
Del resto, mica sempre si è in Australia, no?

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La poesia l'ho trovata nel sito dell'Associazione Marchigiana di Mar del Plata, alla quale invio i più cari saluti e ringraziamenti per questa perla. L'autore è Giorgio Umani, e si intitola "Omaggio al Marchigiano".

OMAGGIO AL MARCHIGIANO

O marchigiano
formica d’italia
che mangi per mezzo
e lavori per tre,
che stringi la cintola
al ventre
e non tendi la mano;

O marchigiano,
parente
povero d’ogni vicino
che accetta il tuo grano,
che apprezza il tuo vino,
poi passa sdegnoso
lontano;
non c’é nessuno
che t’offra un caffé,
ma tutti lo sanno
qual’é la tua porta
se c’é da gradire
un boccone da te.

O Marchigiano
soldato forte,
duro al lavoro
e duro alla battaglia,
scalar le vette
e dormir sulla paglia
é la tua sorte
e, se vinci la morte,
tornare al paese
e non chieder la medaglia.

O marchigiano
parsimonioso,
nato per fantería
quando dall’Alpe
quando dall’Amba
sei ritornato in borghesia
manco il vestito
t’eri avanzato
e la domenica
vai ancora a Messa
con la mantella
da vecchio soldato.

O Marchigiano,
ingegno sottile,
scusso d’argento
e ricco a talento,
pigli il pennello
e ti chiami Gentile
e ti chiami Raffaello
canti e sei Gigli.

Pure c’é un arte
che tu, del ceppo
che ti diede Bramante,
che diede Spontini,
Leopardi e Rossini,
non saprai mai:
vendere bene
la merce che hai.

Tu dove gli altri
si fanno avanti
a furia di gomiti,
a furia di spinte,
sai solo d’arte
di farti da parte
sai solo il mondo
di star tra le quinte;
tu sempre pronto
a cedere il passo,
sempre disposto
a coprire di fiore
i padreterni
che vengon da fuori.

O Marchigiano
che, fossero lire
volere e capire,
saresti nato banchiere;
perché nell’orto
del forestiere
pigli per lauro
anche il rovo,
tu, ch’hai tra le rose
del tuo giardino
le cose
piú belle del mondo,
il Conero e Portonovo
il Furlo, Frasassi,
il Palazzo d’Urbino
e il Capellone di Tolentino!
Dico: Ma se persino
Maria santissima
appena in segreto
ebbe dato
uno sguardo al creato
è venuta di casa a Loreto!

Giorgio Umani

lunedì 17 dicembre 2007

Alte velocità

Finalmente anche noi siamo nell'Alta Velocità!

Finalmente risparmieremo ben 42 minuti su un'ora e quarantadue!!!

Così facendo, i ritardi medi degli Eurostar scenderebbero a tredici ore e mezza.

Beninteso, considerando che i treni sono gli unici che corrono, sotto la neve...

venerdì 14 dicembre 2007

Basta coi fondi pubblici alle strutture ricettive!!!

Anche per quest'anno verranno destinati finanziamenti pari a cento milioni di Euro per la "riqualificazione turistica". In buona sostanza, questi soldi andranno ad aiutare le povere strutture ricettive, che anziché metterci del loro, beneficieranno tranquillamente di risorse pubbliche.

Dice ma, è per creare lavoro... NO! E' per creare voti, voti diffusi visto che questi finanziamenti saranno erogati secondo il modello marchigiano: un po' a tutti, non tanto a pochi. E' un bene? No: nelle Marche esistono pochissimi alberghi in grado di fare accoglienza turistica di alto livello. Lasciamo stare il settore business, che è trainato non dall'offerta ricettiva ma dalla presenza di un tessuto produttivo nel territorio. E perché non esistono? Perché non esiste la mentalità imprenditoriale. A Senigallia, tanto per fare un esempio, che si picca di essere la meta delle famiglie, non esistono intrattenimenti per i bambini. E non vengono aperti, che ne so, mini luna-park, magari al posto di spazi fatiscienti. No, meglio finanziare la costruzione di nuovi alberghi.

La prima cosa che mi viene da dire è che quei cento milioni era meglio destinarli a case popolari piuttosto che a bed and breakfast che apriranno sì e no dieci volte l'anno (nelle Marche è pieno).
La seconda, molto più "nel settore", è che ANDREBBERO TOLTE tutti quei cavolo di Sistemi Turistici Locali, pro-loco, leader II, strade dei vini e compagnia cantante, che disperdono risorse senza alcun beneficio.

Ma porca vacca, ci vuole un genio per capire che:
1) Un cretino che viene nelle Marche (ma vale per tantissimi posti in Italia) non riesce ad avere un ufficio turistico che gli dia non solo informazioni, ma da cui possa acquistare biglietti, prenotare alberghi. No, viene solo inondato di volantini inutili. Rare volte in inglese.

2) Sempre lo stesso cretino, se volesse visitare un museo, raramente può farlo con una guida specializzata. Perché ci sono decine e decine di piccoli musei, stanzette che ricevono finanziamenti, disperdono risorse e per i quali è praticamente impossibile predisporre un servizio di qualità. Tanto per dire: a Fabriano c'è il museo della carta, a San Paolo di Jesi il museo delle etichette del vino, a Jesi il museo della stampa e tipografia. Ma perché non riunire tutti e tre i musei in uno, a Fabriano, e rendere quello il polo attrattivo per la carta. Si risparmierebbe e si fornirebbe un servizio migliore. Ma diminuirebbero i voti, e te la vedi Jesi a cedere finanziamenti per Fabriano? Così come i bronzi di Cartoceto, meglio metterli a Pergola che al Museo regionale di Ancona. Vedo frotte di turisti a Pergola per ammirare delle statue.

3) Rarissime e scadenti le segnalazioni, oltretutto con svariate simbologie, che confondono anche il più burocratico dei turisti. Epperò, guai a poter mettere l'insegna di un b&B all'incrocio di una via.

In definitiva, perché non farsi un giro nel Nord-Europa, o solo in Spagna, tanto per vedere come funziona il turismo lì, e capire perché Spagna e Francia hanno molte più presenze di noi?

mercoledì 5 dicembre 2007

Delle Marche (ancora!)

Giro per la rete in cerca di idee e mi imbatto in questo blog.

L'articolo di Matteo sulle Marche è imperdibile, ed estremamente indicativo.

Inizia così: Vero è che nessuno è profeta in patria. Ma tutto quello che le Marche fanno per farsi amare, e che molti dei loro abitanti non recepiscono, porterebbe chiunque stesse al loro posto all'esasperazione. Mai ci fu amore meno corrisposto.

Il resto ve lo linko. Buona lettura!

martedì 4 dicembre 2007

Elogio del Bello

Considerando i continui atti di vandalismo tesi ad abbruttire le cose ed abbrutire le persone, ritengo sia doveroso stilare una serie di considerazioni, elogi ed imperativi riguardanti il Bello:

Il Bello è indispensabile alla Vita: senza il Bello, non si vive.

Il Bello non va giudicato, va contemplato.

Al Bello non si arriva con la Ragione, ma con le Emozioni: la ragione risente di troppi condizionamenti esterni e mutevoli, le emozioni - pur condizionate anch'esse - sono più sincere, perché istintive.

Non è Bello ciò che è bello, ma è Bello ciò che piace: stronzate. Il Bello appassiona ed emoziona. Ciò che piace non c'entra col Bello.

L'Utile, o il Funzionale, non c'entrano nulla col Bello: il Bello è un concetto superiore, qualcosa può essere Bello e Utile, Bello e Funzionale, ma non Bello-perché-Utile.

Al Bello ci si deve abituare: se deve essere educati al Bello, ci si deve abituare all'emozione che deriva dal Bello. Altrimenti ci emozionerebbe troppo facilmente, e non si arriverebbe oltre. Anzi, spesso si rimarrebbe risucchiati dall'Utile, dal Funzionale, senza pervenire al Bello.

...continua, è un work in progress, sono benvenuti commenti e suggerimenti...

giovedì 22 novembre 2007

L’itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 3 - Kangaroo Island.

(Qui la parte seconda)
(Qui la parte prima)

Martedì 16 ottobre: dopo la faraonica colazione al Padthaway Heritage, ci avviamo verso Adelaide. Sono ancora 300 chilometri buoni e per le 10, dopo le foto di rito alla bellissima tenuta, mettiamo la Toyota Camris (macchina impeccabile, confortevole e spaziosissima con portabagagli infinito) su strada alla volta della città delle chiese.
Il tragitto non contempla bellezze eccezionali, il paesaggio diventa un po' troppo monotono, ci fermiamo per la spesa a Murray Bridge, dove tra l'altro partono le crociere lungo il fiume Murray (che abbiamo già fatto a Sydney e che faremo al Kakadu, qui decliniamo), e per le 14.30 siamo ad Adelaide.
Prenotiamo subito l'alloggio, di una bellezza disarmante: tutti appartamenti di fine ottocento restaurati e riportati all'antico splendore, arredati benissimo e dotati di ogni confort. Anche in questo la guida della National Geographic è impeccabile.

Per una serie infinita di malintesi con la Hertz perdiamo l'intero pomeriggio a far la spola con l'aeroporto. Ad ogni modo, a parte il fiume che la attraversa, Adelaide non ha molto da mostrare, come tutte le città australiane, fatte più per viverci che per visitarle. Forse varrebbe la pena prendere il vecchio tram per la località marittima di Glenelg, ma non facciamo in tempo e comunque ci sono bastate le deliziose cittadine della Mornington Peninsula e della Great Ocean Road.

Ora inizia la parte più "tosta" del viaggio: Kangaroo Island e Kakadu. Per evitare perdite di tempo, saranno sei giorni di tour. Subito dopo la due giorni di Kangaroo Island avremo l'aereo per Darwin, e la mattina prestissimo la quattro giorni nel Top End. La sera, per preparare i bagagli a mano da portarci via, rischiamo lo sclero totale. Almeno per Kangaroo Island, ne varrà la pena.

Al mattino prendiamo il volo delle 7 e in quaranta minuti siamo a Kingscote, capoluogo di questa vasta riserva naturale (la terza isola d'Australia, considerando quest'ultima un continente), spettacolare e quasi disabitata. E' un tripudio di koala, canguri, echidna, i coloratissimi uccelli cockatoo, foche nere e bianche, quando è freddo anche pinguini (che però preferiscono Phillip Island, famosa anche per le gare motociclistiche).

Ci accompagna la Wilderness Adventure, un piccolo tour operator locale specializzato nelle gite per l'isola. Non è esattamente economico, ma il trattamento e la guida non fanno rimpiangere un solo centesimo: Greg è perfetto e preparatissimo, presta estrema attenzione ai dettagli ed alla tempistica e ci fa accedere a riserve e posti chiusi al pubblico. Davvero difficile apprezzare appieno l'isola senza l'aiuto di un esperto del genere. Siamo in 4 (massimo 6 persone a tour), e la coppia di signori del Kentucky è una compagnia molto gradevole. I pasti sono eccellenti (e vi assicuro che in Australia non è scontato!) e senza glutine per mia moglie, sia nel tour che in albergo (il K.I. lodge), dove ci attende una splendida camera con vista sulla baia. Sia lo spuntino che il pranzo del tour si svolgono in strutture dedicate, predisposte dal tour operator: un gazebo o un'area con barbecue, tavoli, sedie, ben riparati dal freddo e dalla pioggia. Normalmente a fianco c'è un'analoga postazione per i turisti indipendenti. Il vino, prodotto sull'isola, è ottimo.

Kangaroo Island è uno dei posti più belli che visitiamo, grazie alla Wilderness Adventure: detto da uno che i tour li organizza e spesso pretende la perfezione assoluta, non è poco.

Di contro, la fregatura peggiore ce la becchiamo nel Top End, ma questo, per non rovinare post e fegato qui, lo scriverò in una sezione apposita.

(continua... hai voglia se continua...)

mercoledì 21 novembre 2007

Viaggiare nell'anima: le Marche

Sembrerà assurdo che, nonostante mi sia spesso dedicato ai viaggi nelle Marche, nonostante abbia spesso accompagnato la gente a sognare nelle Marche (ché nelle Marche non si viaggia, si sogna), non mi sia prodigato più di tanto in commenti o racconti sulla mia regione.

In realtà, voglio evitare di essere monotematico (rischio che ora sto correndo raccontando il mio viaggio di nozze, ma vabbè, una volta nella vita...), ed anzi mi piace allargare il respiro dei viaggi e dei racconti, all'Italia, all'Europa, al mondo.

Ok, tutto 'sto cappello per presentare un articolo trovato nella rete e dedicato a Montelupone, bellissimo e poco conosciuto paesello vicino Loreto, conosciuto in zona per il carciofo e - si spera, un giorno - per uno dei primi esempi di albergo diffuso. L'articolo, un po' datato, è di Giovanni Rizzoli.

Buona lettura!

martedì 20 novembre 2007

L’itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 2 - la Great Ocean Road

(qui la prima parte)

Domenica 14 ottobre: Great Ocean Road!!!
Uno dei percorsi stradali più belli, affascinanti, divertenti del mondo, ha una genesi interessante: è al contempo un capolavoro, un'indispensabile via di comunicazione ed un ammortizzatore sociale.

Siamo nel 1919, subito dopo la Grande Guerra, ed è pressante l'esigenza di trovare un'occupazione ai reduci del Victoria (nonostante fosse già Australia dal 1900, la distinzione in Stati è ancora molto marcata). In una sorta di New Deal ante-litteram e molto più piccolo, si opta per la costruzione di una strada che colleghi via terra tutte le località marittime (e vacanziere) della costa sud (Lorne, Apollo Bay, Cape Otway...), e che possa restare ad imperitura memoria. La necessità del collegamento terrestre nella Shipwreck Coast (costa dei naufragi) appare evidente; non lo è il desiderio di realizzare un percorso suggestivo in quest'angolo sperduto di mondo, con pochissime auto e ancor meno abitanti. Sembra quasi un vezzo per pochi ricchi, un costoso orpello a vantaggio di pochi.

A quasi ottant'anni dal completamento (i lavori terminarono nel 1932), mai infrastruttura fu più lungimirante, e la Great Ocean Road, che si snoda per 300 chilometri circa tra Torquay e Warrnambool, è una collezione di scenari irripetibili, dai surfisti di Torquay, alla placidità di Lorne, alle curve mozzafiato di Apollo Bay, al parco di Cape Otway, alla desolazione che precede i Dodici Apostoli, alle balene di Warrnambool.

La Great Ocean Road ce la sorseggiamo come un Verdicchio ghiacciato, con qualche pausa obbligata (l'ingresso, dopo Torquay; Lorne; Cape Otway; i Dodici Apostoli) e qualcun'altra evitabile (Torquay, insignificante). Arriviamo a Port Fairy che è buio pesto, pedaggio da pagare alla visione dei Dodici Apostoli al tramonto, il momento migliore della giornata.

A Port Fairy ci aspetta una villa da mille e una notte: Jacuzzi con vista Oceano, camera da letto praticamente in mezzo alla scogliera, arredamento minimalista americano e silenzio assordante. Come entriamo ci assale un cielo che trabocca di stelle, e che entra a forza nella stanza da letto. Trovare un posto così da diciottomila chilometri di distanza è questione di bravura. E di Rete, soprattutto.

Lunedì 15 ottobre: ancora viva la sbornia da Great Ocean Road, ci aspettano i paesaggi più monotoni - ma rilassanti, perché no - del Coonawarra, nella parte interna della Limestone Coast. Trecento chilometri circa, percorsi col cruise control, durante i quali incroceremo tre o quattro paesi, reclamizzati come attrazioni che da noi non vedrebbero un turista manco se tutt'Italia andasse a fuoco. Giusto i vigneti, che coprono la zona di Naracoorte, meritano un assaggio approfondito, ma, oltre a passare prima delle quattro per trovarli aperti (!) bisogna beccarci: a me due Cabernet Sauvignon non sono piaciuti affatto (e di vini ne ho assaggiati neanche pochi), con l'aggravante che se la polizia stradale di becca con un po' d'alcool in corpo sei finito.

La notte (avevo prenotato ad Adelaide, commettendo l'errore di avere fretta - e due! - e di sottovalutare la strada: trecento chilometri qui equivalgono a seicento in Italia, dove la guida a destra, le autostrade e soprattutto il paesaggio mutevole rende meno stancante il percorso), la passiamo al Padthaway Heritage. Seguendo la felicissima intuizione di Francesca, ci troviamo in un palazzo signorile in stile italiano, con una fattoria enorme, e vigneti ovviamente, e due ospiti gentilissimi. La camera è una reggia, sontuosa negli arredi e curata nei dettagli. Lo stile - italiano fino all'osso - stona un po' col paesaggio intorno e con la sala colazioni anglosassone, ma è maestoso fin quando si resta nel reparto relax-notte. Chiaro, siamo in Australia, in Italia posti simili sono cento volte più belli (uno per tutti, la dimora di Lorenzo di Pianogrillo); purtuttavia, un piacevolissimo soggiorno, con una ricca e sana colazione. La cosa curiosa è che la sera ci servono del vino di fianco al caminetto acceso: dopo l'assaggio di tutte le qualità prodotte, che già ci sarebbe bastato, vediamo arrivarci due bicchierozzi da 33 ricolmi del vino da noi indicato come il preferito, con una piccola ciotolina di pistacchi da mangiarci a fianco. La notte scorre veloce e tranquilla, ed anzi la sveglia è un po' problematica...

Now, it's time to go to Adelaide.

(continua...)

venerdì 16 novembre 2007

L'itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 1 - le premesse, e Sydney

Chiariamo subito una cosa: non abbiamo assolutamente voglia di passare come quelli che si credono i migliori, sappiamo fare tutto e bene, e patapim, e patapum.

Solo, vorremmo mettere in rete, a beneficio di quanti un giorno volessero fare un giro simile al nostro, le informazioni salienti del nostro itinerario, visto che noi di informazioni ne abbiamo avute tante per alcuni posti, e praticamente nessuna per altri.

Quello che segue è il nostro viaggio, con le nostre impressioni, le nostre valutazioni ed i nostri consigli, ed anche i nostri errori. Speriamo torni utile.

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Innanzitutto: lasciate perdere le agenzie di viaggi. Dimenticatele. E' come voler organizzare un'ottima cena e chiedere a qualcuno di andarvi a fare la spesa al supermercato. Lasciate stare. Al limite, al supermercato andateci voi, se non altro risparmiate. Il cibo fatevelo in casa, o andate nelle botteghe o dall'artigiano. Vale per il cibo come per i viaggi: la roba è migliore.

Dice ma, sai, la sicurezza, pago tutto all'agenzia, non mi ammattisco... ok, ok, fate pure, poi non dite che non vi avevamo avvisati. Sappiate solo che senza agenzie abbiamo risparmiato tra i 3 e i 6 mila Euro, andando in posti molto più lussuosi, viaggiando molto meglio, più calmi e riposati, e con diverse notti in più in albergo. Non so qual è il vostro stipendio, io per quella cifra lì mi ammattirei molto volentieri... comunque...

Altre, doverose premesse:

1) Un viaggio di nozze non è un viaggio come gli altri. Come mi disse mio padre all'aeroporto, un viaggio di nozze deve distinguersi. Ergo: fate tutto in modo da ridurre le possibilità che vi vada storto. In soldoni: informatevi bene, pianificate bene, spendete per il meglio, ché chi più spende meno spende. Detto per inciso: mia moglie è celiaca, quindi per noi le incertezze erano anche maggiori, e le attenzioni dedicate ovviamente alte.

2) Un viaggio di nozze avviene, generalmente, per definizione, dopo le nozze. Sarete quindi molto stanchi: evitate di fare i rambo, con fusorari, sbalzi climatici e stress non si scherza. Pertanto, che la prima parte del viaggio sia riposante e non comporti eccessivi sbalzi climatici evitabili.
Esempio: se, come fanno in molti, all'Australia abbinate la Polinesia, e se partite nella nostra estate, andate prima in Polinesia e poi in Australia: passare dall'estate all'inverno in un giorno, stanchi del matrimonio e con nove ore di fusorario è molto peggio che farlo con tre ore di fusorario ma rilassati e riposati.
Ugualmente, non fissate escursioni o spostamenti il giorno dopo l'arrivo: date al vostro povero corpicino almeno due giorni per assestarsi (anche perché un'onestissima diarrea il giorno dopo è il minimo che dovete aspettarvi dopo un viaggio così... e forse è il caso di non trovarsi in escursione, no?)

3) Il caro vecchio Vujadin Boskov diceva: meglio perdere una partita sei a zero che sei partite uno a zero. Tradotto dal pallonaro: meglio farsi tre voli in un giorno che tre giorni da un volo. Fare e disfare valigie un giorno per l'altro è molto più stressante di attendere in aeroporto: quindi l'arrivo-pomeriggio-partenza-mattina-dopo limitatelo al massimo, quando proprio non potete farne a meno.

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Detto ciò, passiamo all'illustrazione del percorso:

Nozze sabato 6 ottobre; partenza domenica 7 ottobre alle 18.30 da Bologna, molto vicino al luogo del matrimonio. Dovendo infatti farci 26 ore di volo, abbiamo pensato che partire la sera dopo, già belli stanchicci del matrimonio, non avrebbe influito sul viaggio, tanto saremmo arrivati rincoglioniti lo stesso. Arrivo puntuale alle cinque e dieci di mattina di martedì 9 ottobre a Sydney.

Un altro ennesimo doveroso inciso: in aereo si crepa dal freddo, perché il riscaldamento è tenuto al minimo. Sono circa 13 gradi, forse qualcosa meno: in questo modo si evitano odori sgradevoli e la sensazione di soffocamento, però si rischia la bronchite, quindi attrezzatevi con giacche e foulard. Evitate di abbuffarvi con quegli schifosissimi pasti e soprattutto di berci dell'alcool, cosa che puntualmente ho fatto io e che mi ha regalato un fantastico mal di stomaco nausea inclusa il primo giorno a Sydney.

Abbiamo scelto di arrivare al mattino, e non di sera, per guadagnare un giorno e aggirare subito il fuso, forzandoci di restare svegli almeno fino al tardo pomeriggio. In effetti, la mattina è passata bene, poi verso le due ha iniziato a venirci un sonno grandioso, che abbiamo finalmente soddisfatto verso le sei di sera, all'imbrunire. Così facendo, la mattina alle cinque eravamo già belli freschi e riposati, proprio all'inizio della giornata. Allineando i propri ritmi alla luce solare si recupera molto più in fretta.

Quattro giorni per Sydney sono anche troppi, a dirla tutta, pur essendo ottimi per rilassarsi. A parte una passeggiata nei giardini botanici e l'Opera House, il resto è un film già visto. Meglio dedicarsi alla natura, ragion per cui un'escursione alle Blue Mountains o alle spiagge nei dintorni è più che consigliata. All'inizio del viaggio però erano doverosi.

Sabato 13 ottobre, belli riposati e oramai allineati col fuso, aereo per Melbourne, dove ci attende una Toyota Camris a noleggio: le valigie entrano nell'ampio portabagagli che è un amore, mentre il cambio automatico toglie il pensiero delle marce, che già c'è quello della guida al contrario! Da Melbourne, che non visitiamo, percorriamo tutta la Mornington Peninsula, fino a Sorrento (!). L'ultima parte del tragitto è molto bella, mentre prima sono tutti quartieri residenziali travestiti da borgate: è stranissimo il contrasto tra l'eleganza delle villette con giardino nelle strade secondarie e lo scenario da ghetto americano intorno alla ferrovia dei commuter; è comunque un travestimento, perché di criminalità non se ne vede.

Traghetto da Sorrento per Queenscliff: avremmo dovuto alloggiare al Queenscliff Hotel, che solo a vederlo emoziona, con tutte stanzettine ognuna dedicata ad un passatempo, biliardo, lettura, scacchi, camino acceso, che in una giornata uggiosa come quella, avrebbero rilassato anche il più agitato degli insonni. Però... però la fretta di prenotare (grosso errore), ed anche le mancate risposte del Queenscliff alle nostre email (azz... potevamo telefonare...) fino a due giorni prima ci fanno ripiegare verso un posto molto bello ed elegante (l'Haymarket Hotel), con personale molto gentile e camera con idromassaggio, situato però a Geelong, una cittadina molto meno affascinante, nel quartiere più squallido. Arrivando da Queenscliff, sembra di passare da Amalfi a Milano Marittima nel mese di marzo.

(continua...)

giovedì 15 novembre 2007

Albergare a Sydney: the Simpsons of Potts Point

Esistono posti nel mondo, che definire "alberghi" o "ristoranti" è riduttivo: non ci vai per "dormire" o "mangiare", ma per qualcosa di più. Ci vai per sognare, per emozionarti.

Ecco, sin dalle prime descrizioni nel web il Simpsons di Challis Avenue (a Potts Point, uno dei quartieri con l'anima meno shackerata della città, rimasto cioè pressappoco quello che era nei decenni scorsi, un po' più ravvivato dai ristorantini ma sempre piuttosto elegante, a due passi da Woollomolloo, quello invece rifatto da cima a fondo) ci pareva un'esperienza, qualcosa da non mancare. Il fatto poi che non fosse generalmente segnalato dalle guide ci incuriosiva ancor di più; anzi, in realtà una lo segnalava: tripadvisor, la guida della rete, finora la più attendibile trovata nel web. Primo senza appello, su 222 hotel, davanti a colossi dai numeri molto più imponenti e dalla vista senz'altro più accattivante.

Ma questo gioiello di fine ottocento, restaurato con gusto - per quel che si poteva - negli anni Settanta, è un'altra cosa: sembra di entrare nella casa di un Lord inglese, col camino crepitante, i mobili antichi e ricercati, una biblioteca ricca di titoli e di libri antichi, immagini della Sydney del primo Novecento, quando in Italia si faceva la fame e l'Australia era puro miraggio, si sognava l'America. Forse i più fortunati quelli che emigrarono nella terra dei canguri: chi non si beccò la silicosi nelle miniere, ha evitato il crollo finanziario, politico e sociale del Sud America e l'estremo individualismo degli States, o il clima non esattamente favorevole del Canada. A dirla tutta, forse gli italo-australiani sono gli unici a non avere punta voglia di tornarsene da queste parti. Al massimo in vacanza, ma sole e mare ne hanno anche là: vicino Melbourne c'è addirittura Sorrento!

Oltretutto, alla vista di Keith, il padrone di casa (chiamarlo "gestore" suona assurdo per un posto così), il quadro è completo: il tipico Lord inglese, oggi secolarizzato, con elegante accento australiano, quell'inconfondibile "ai" con cui gli Aussies pronunciano il suono di late, day, grey e via dicendo. La classe e la gentilezza di Keith, con la sua impeccabile professionalità e la flemma anglosassone, sono il Simpsons. Nulla sarebbe così curato se non ci fosse Keith. Come una casa emiliana senza la "zdaura": pulizia, perfezione e gusto sarebbero finti, castranti senza l'incessante veglia della padrona di casa. Idem al Simpsons: lo gestisse qualche eccentrico americano, non sarebbe esente da pacchianismi, così come apparirebbe troppo formale e inappropriato se ci fosse un qualche Brit. L'Australia è diversa: l'eleganza è britannica, ma qui c'è il sole signori miei, a Sydney in Gennaio si crepa, serve anche il fresco, non solo il camino.

Le camere del Simpsons sono dodici, solo scale perché un ascensore violenterebbe il contesto: per i disabili ci sono due o tre suite al piano terra. Entrati, è divertente vedere tutti i cuscini esistenti esposti come carte da gioco sopra al letto: cuscino grande, medio, sottile, da divano, è divertente l'idea di dormire letteralmente tra quattro guanciali. Scopriremo in seguito che è una costante negli alberghi di categoria superiore; anche in Italia ho visto qualche carta dei cuscini (non riesco a trattenermi dal sorridere, mi rendo conto del comfort ma è più forte di me!), ma non credo che siano molte le proposte in tal senso.

Tipico degli hotel down under, di qualunque ordine e grado è poi la fornitura delle tea & coffee facilities- bollitore, caffè solubile, the e zucchero con tazze, piattini e cucchiaini - e soprattutto tavola e ferro da stiro, da cui esce di prepotenza lo spirito pioniere: per noi italiani valigioni tutto-pulito-e-piegato sa di festa da saloon durante la corsa all'oro: due botte di ferro e tutto torna lindo. Fa troppo backpacker, tradizione che in Italia sarà sempre appannaggio di sfigati e boy scout (sono appartenuto ad entrambe le categorie): rabbrividiamo all'idea di mettere tutto in uno zaino, anche abiti eleganti che non indosseremo mai in tutta la vacanza. Piuttosto, ci compriamo il camper e ci portiamo dietro la casa.

A fronte di tutto ciò, nei bagni ovviamente manca il bidet: nulla da fare, semmai un italiano in vacanza avrà cibo da soddisfarlo, ebbene, mancherà sempre un caro vecchio bidet a completare il comfort. In realtà, le docce sono sempre molto più spaziose e comode delle nostre, perciò si ovvia facilmente. Al Simpsons, poi, dopo una doccia ristoratrice (se non prendete l'idromassaggio) ci si può sempre rilassare sul sofà o sulle poltrone, senza scomodare il letto.

Nulla di meglio dopo una giornata a zonzo per la città, con i piedi bollenti e le gambe stanche, un dopocena sorseggiando del buon whisky nella sitting room, dopo una bella doccia, di fronte ai quadri delle carrozze e della nobiltà che un tempo, qui dentro, concludeva affari con la madrepatria.

Ecco, noi Sydney, grazie al Simpsons, l'abbiamo respirata così.

mercoledì 14 novembre 2007

Flash da un matrimonio

Menzionato per ora fuggevolmente il viaggio di nozze, non posso tacere le impressioni sul matrimonio.
D'accordo, l'emozione avrà anche la meglio sulla razionalità, ma non posso fare a meno di dire che è stata una festa oltre le più rosee aspettative.

Qui i ringraziamenti da front-office, a tutti quanti:

ai parenti, che sono arrivati carichi e copiosi così come gli amici;

a Vale, che ci ha regalato un video pre-matrimoniale bellissimo e commovente!

a Don Pietro, il cui discorso ci si adattava a puntino (finalmente, non se ne può più delle prediche generiche!);

a zio Tonino, che addirittura ci ha portato il vino direttamente da Cana (così non c'è stato manco bisogno de moltiplicallo!);

al ristorante Martelli, impeccabile come sempre (Martelli, a Farneta di Montefiorino - Modena, farà pure tre matrimoni a settimana, ma non te ne accorgi perché l'eleganza ed il servizio, oltre che il cibo, sono di primissimo livello);

al gruppo musicale, che Claudio ha diretto con maestrìa e contagiosa allegria, come se fossimo amici di vecchia data;

a Giordano il fiorista, che ha realizzato una composizione magistrale (costava, eh, ma ne valeva veramente la pena, come per ogni opera d'arte);

a Strabba il pasticciere, che ha fornito un rinfresco di assoluta eccellenza;

ai cinque alberghi utilizzati (Miramonti e Bismantova di Castelnovo ne' Monti - Reggio Emilia, Vezzosi alla Colombaia, Martelli stesso ed il b&b di Luciano Paglia, a Boccaso), che a parte qualche inconveniente sono stati seri ed affidabili;

alle donne di Gatta (ma precisando: alle signore di Ca' degli Osti), che forse per l'ultima volta hanno realizzato un croccante degno della fama di cui gode in tutta la montagna reggiana; dico ultima volta perché probabilmente qualcuna di loro è stanca e forse dirà basta, ma al croccante andrà dedicato un post monumentale a parte;

all'amico fraterno Francesco Uboldi, che da amico e da persona seria e preparata com'è, è stato dalle otto del mattino a mezzanotte con la videocamera: c'è la certezza che ne uscirà un video strepitoso, anche perché lui è professionale, ma di video matrimoniali non ne gira proprio. Meglio così, evitata la stucchevolezza: un regalo da mille e una notte;

UPDATE: il video è stupendo, neanche lontanamente paragonabile agli ordinarissimi video in serie.

per ora basta così: il resto dei ringraziamenti, più profondi e confidenziali, sarà sul sito del nostro matrimonio (eh, sì, c'era pure quello!)

martedì 13 novembre 2007

Tornati dal viaggio di nozze...

... che dire?
di sicuro un'esperienza irripetibile, un viaggio che si è distinto, ed è andato ben oltre le aspettative.

I particolari li snocciolerò di volta in volta, ora sono troppo shackerato dal fuso e dal ritorno alla quotidianità, da non essere in grado di raccontare con la dovuta lucidità ciò che ho visto, fatto, sentito...

Di sicuro anche che se un viaggio così lo avessi fatto con un'agenzia, avrei speso il doppio, mi sarei divertito la metà, e soprattutto avrei avuto grosse probabilità di ammalarmi, perché la tempistica e la logistica adottata dall'agenzia sono assolutamente deliranti.

Alcuni esempi? Sbalzi di venti gradi ogni due giorni, subito in tour senza smaltire il fusorario, gite in posti freddissimi appena arrivati, deserto-tropici-freddo-caldo nel giro di quattro giorni... insomma, se non vi ammalate in un viaggio in Australia, o siete dei macho, o siete per conto vostro!

Tutte le coppie in viaggio di nozze incontrate, venti su venti, hanno avuto problemi di salute legati a sbalzi eccessivi di temperatura o a gite programmate il giorno dopo l'arrivo.

Noi no.

Purtroppo - mea culpa - dell'agenzia ci siamo fidati in un paio di occasioni (per fortuna relativamente marginali), ed in entrambe ce ne siamo pentiti amaramente.

Troppi indizi per non costituire una prova. Morale: meglio che le agenzie si sveglino e tornino (o inizino) ad essere agenzie "di viaggio". Internet sta già spazzando via le peggiori.

martedì 23 ottobre 2007

L'itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 5 - Uluru / Ayers Rock

Qui le puntate precedenti:
Prima parte, Sydney.
Seconda parte, le Great Ocean Road.
Terza parte, Kangaroo Island.
Quarta parte, il Top-End.

E' martedì 23 ottobre, siamo arrivati in Australia ormai da due settimane, e come ultima tappa del nostro viaggio in the Land Down Under scegliamo il deserto.
Uluru, o Ayers Rock a seconda che si voglia essere politically correct o meno, è raggiungibile da Darwin via Alice Springs, uno degli aeroporti più desolanti dell'Australia. Pulito, luminoso, ma ci sono tre negozi in croce, è lontanissimo dal paese (circa mezzora in auto), sicché per il nostro stopover di tre ore non vale la pena. Restiamo in sala d'attesa a chiacchierare, dopo aver cercato invano di noleggiare un'auto per il nostro arrivo ad Ayers Rock.

Il volo seguente dura un attimo: in tre quarti d'ora il nostro piccolo aereo raggiunge Yulara, base di partenza per la visita a Uluru.

Piccola digressione logistica: Uluru è il monolito, che sorge vicino ad un gruppo montuoso chiamato Monti Olgas o Kata Tjuta. A una quindicina di chilometri da Uluru, circa venti minuti di auto, c'è il paese di Yulara. Oddio, più che un paese è un complesso residenziale, formato da diversi alberghi, qualche campeggio, un centro commerciale e le case di chi lavora lì. In effetti, mette abbastanza tristezza, perché ricrea l'atmosfera del villaggio vacanze. Ma è l'unico modo per vedere il monolito, a meno di non alloggiare a circa ottanta chilometri di distanza, nei pressi di Monte Conner, che a differenza del suo omonimo marchigiano è disadorno ed estremamente desolato, con un piccolo e squallido alberghetto da mezza stella per risparmiare qualcosa.

Eh già, perché i prezzi ad Uluru sono veramente alti, dato l'oligopolio dei resort. Noi siamo stati al Pioneer Lodge, in camera standard, tre notti. Il bello di questo posto è il grandissimo barbecue al centro del complesso, dove poter cucinare l'ottima carne di canguro, emu, coccodrillo o manzo (ma anche pesce) acquistata al bancone attiguo. Insalate e verdure varie sono comprese nel prezzo e reperibili in dei contenitori al fresco vicino al barbecue. Ottimo per noi, che in questo modo abbiamo potuto evitare contaminazioni da glutine, avendo acquistato per pochi euro una piccola bistecchiera molto pratica da portarsi dietro. Ed ottimo anche per risparmiare, visto che non è affatto il caso di svenarsi per assaggiare la pessima cucina australiana, quale che sia l'influenza (indiana, cinese, tailandese, giapponese o italiana).

Altra cosa da fare appena arrivati a Uluru è noleggiare un'auto. Sono piuttosto care, con chilometraggio limitato (per scoraggiare scorribande nel deserto) e scoperte da assicurazione se si guida di notte. Però sei veramente libero di fare come ti pare, senza essere schiavo di bus, pulmini o (peggio) gite organizzate. Alcuni affittano l'auto ad Alice Springs, pernottano a King's Canyon e lasciano l'auto a Yulara, ottima scelta che purtroppo noi non abbiamo fatto. Ma vanno dosate bene le energie, perché guidare in Australia è stancante, specie nel deserto, nonostante le strade siano perfette. Duecento chilometri nel nulla ne valgono seicento in Italia.

Che dire di Uluru? Nulla. Va visto e basta. E se lo vedete, andate fino alla base, per scorgerne i solchi profondi lasciati dall'acqua, ed accorgervi di quanta acqua stia sotto al deserto. Strano questo deserto, me lo immaginavo diverso: è pieno di alberi, arbusti, con un caldo (è ottobre, però) di una bella giornata di giugno, con l'ombra che rimane fresca, e con le serate che vogliono una felpa.

E poi fa effetto arrivare al laghetto, proprio sotto al monolito, per capire come mai possa apparire sacro questo gigante. La cosa che mi ha colpito di più, a Uluru, è stato il silenzio. Il buio no, quello l'avevo visto anche da altre parti. Ma il silenzio, con gli ululati dei dingo in lontananza, è dolcissimo. Questo va apprezzato di Uluru. Il resto è fuffa per turisti, dalla cena nel deserto (Sounds of Silence, una delle cose più ridicole, mancava la claque che dicesse "dai, forza, ora baciatevi, su!"), agli aborigeni in esposizione che raccontano come cacciavano i loro avi in squallide gite preconfezionate.

Da segnalare, per gli appassionati di foto, il tramonto con il monolito che cambia colore (anche se forse gli Olgas rendono meglio in questo momento della giornata). Ci sono vari punti di osservazione in cui gustarsi l'evento, tutti comodamente raggiungibili dai resort.

Simpatica l'alba vista sul dorso di un dromedario, per l'esperienza con questi animali particolari. E particolare anche la loro storia: vennero importati in Australia per il trasporto di vivande nel deserto. Con loro i pakistani e gli afghani, espertissimi allevatori e conduttori di dromedari, oltre che membri dell'impero coloniale britannico. La pista dei dromedari da Adelaide a Alice Springs a Darwin era tutta loro, tanto da essere chiamata la pista "afghana", donde il nome "The Ghan" della linea ferroviaria Adelaide - Darwin. Ancora più curioso è che appena venne costruita la linea ferroviaria, molto più competitiva, afghani e pakistani si ritirarono in buon ordine, tornandosene a casa, chi coi dromedari, chi più semplicemente abbandonandoli nel deserto, dove tuttora sottraggono grandi quantità d'acqua alle altre specie animali. Si capisce perché gli australiani abbiano la fisima della quarantena e delle contaminazioni ecologiche, visto che tra conigli, bufali e cammelli mezzo continente è squilibrato.

In questi tre giorni a Uluru riusciamo anche a riposarci, sfiniti dai sei giorni ininterrotti di tour, più o meno belli ma sempre intensissimi, e dai continui sbalzi climatici. Ne avevamo bisogno, anche perché adesso, dopo un giorno di stopover a Melbourne, ci aspetta la Polinesia...

giovedì 13 settembre 2007

Gli strumenti del web nell'auto-organizzazione dei viaggi: Google document

Debbo dire che non sono una persona molto ordinata: biglietti da visita, depliant, inutilità varie campeggiano nella mia scrivania, in quella dei miei genitori, in quella dell'ufficio, nel mio borsello nero stragonfio di roba, nella mia multipla...

Bazzicando nel mondo del turismo, poi, la produzione di carta inutile viene moltiplicata all'inverosimile: in questo gli enti di promozione turistica hanno un ruolo di primo piano.

Debbo anche dire che sono stato sempre un po' scettico su come effettivamente il web mi avrebbe potuto aiutare nel farmi trovare le cose che mi servono quando le cerco: la divisione in directory è inutile, così come i segnalibri non fanno altro che imporre un ordine lineare su ciò che invece dovrebbe essere un ordine "visivo", un caos con una logica.

Tuttavia, ottima la possibilità che offre Firefox di memorizzare un'"istantanea" della navigazione, fissando in un segnalibro tutte le schede aperte in una sessione. C'è peraltro da chiedersi come mai sia ancora così "lontano" da Explorer come numero di utenti. Lo è, ma dall'altro verso, come efficienza: mille anni luce, uno per estensione.

Un ottimo strumento (tool per favore lasciatelo ai mmenager) è google, sia come mail che come archivio documenti online.

Il primo, oltre ad un filtro antispam coi contro-maroni memorizza le conversazioni per oggetto (e vi assicuro che è una grandissima cosa), e trova i messaggi in un secondo, non importa se per mittente o parola chiave. Metti una parola e trova tutte le mail che la contengono.

Fin qui, ho parlato di acqua calda. La vera figata, IMHO, è google document. Lo sto utilizzando per programmare il viaggio di nozze, ed è mostruoso. In pratica, si tratta di un hard-disk online, dove puoi caricare documenti e fogli di calcolo, suddividendoli in cartelle. Gli editor embedded annullano i problemi di compatibilità (ad esempio passando da PC a Mac, come nel mio caso, anzi, da Mac a PC), e consentono di usare delle versioni light di word ed excel direttamente online.
In più, si possono condividere file con altri utenti.

Ed infine, cosa che prelude a futuri post, si possono pubblicare tutti questi appunti.
E' ciò che farò tornato dal viaggio di nozze. Questo qua...

giovedì 9 agosto 2007

Organizzazione viaggio di nozze in corso...

Sempre più preso dal viaggio di nozze in Australia...

c'è da dire che quando uno cerca informazioni ne trova poi a bizzeffe. I blog e i videoracconti sono però le fonti migliori, oltre ai vari network tipo virtualtourist e tripadvisor.

Ad oggi, queste alcune chicche trovate in rete:
questo sui Territori del Nord;
questo sulle isole Cook;
questo sull'Australia in generale (con video).

lunedì 30 luglio 2007

In ferie per le Marche, a casa mia...

Due settimane ci volevano tutte, nella (spasmodica) attesa del 6 ottobre...

sono stato a casa mia, in Ancona, a godermi il Conero nelle diverse sfaccettature marine (Portonovo, Mezzavalle, Due Sorelle...).

E poi ho conosciuto questo posto qua.

Insomma, spesso le cose semplici sono le migliori.

lunedì 9 luglio 2007

Il sito web del nostro matrimonio: official release!

Sono stato piuttosto taciturno quest'estate, che già il caldo, poi il matrimonio, per il quale manca meno di un mese, mi hanno assorbito le energie mentali, prima che fisiche.

Ad ogni modo, potete vedere qui che non sono stato con le mani in mano.

venerdì 6 luglio 2007

Come il web smascherò cataloghi e tour operator

Dunque, ogni volta che scrivo un post del genere mi assale il dubbio che sia inutile. Tanto, chi deve capire ha già capito, chi non capisce non va neanche sul web. Confido però nella truppa di gugolatori che cercano parole tipo agenzie, tour operator, cataloghi. Magari esistono anche costoro, chissà?

Metto in chiaro, se mai ce ne fosse bisogno, che amo le agenzie di viaggio, così come i tour operator. Ma quelli specializzati. Quelli che ti offrono viaggi unici, che da solo non faresti. Agenzie, appunto, di viaggi. Le altre, spiacente per loro, sono destinate ad una fine irreversibile. A meno che non decidano di coccolare il turista, dandogli di tutto e di più. Ma sarebbero specializzate lo stesso, perché le coccole di massa non esistono, altro che pubblicità.

Ciò posto, alcune dritte sparse:

- Ti propongono quel posto da sogno, romantico, imperdibile? Benissimo: vai su Tripadvisor e senti cosa ne dicono. Ma ancor meglio: flickr. Ecco perché noi andremo ad Aitutaki, isole Cook.

Aitutaki, beccati che mare!!!

- Quell'albergo è un posto da mille e una notte? Proviamo a vedere: ah, ok... così a Sydney saremo al Potts Point, mentre a Rarotonga non andremo in questa boutique. Piuttosto, mi faccio consigliare da Stefano, che oltretutto mi chiedeva qualche informazione sulle Marche. Chi è Stefano? Questo qui, ed è una persona squisitissima e deliziosa assieme a sua moglie Roberta.

- Ma... che cosa fare in una certa città, dove andare a divertirsi, cosa vedere senza beccarsi delle sòle? Per quello c'è virtualtourist. Non ci vuole neanche molto: vedo chi vive a Melbourne, e chiedo: cosa mi consigli di fare? Ci becchiamo per una birra?

Poi, oh, si può sempre andare a vedere se qualche blog ne parla, per quello c'è sempre technorati.

E se proprio proprio non cedete, perché beh, ma le agenzie ti fanno la lista nozze, sai... questo è un altro discorso, ci tornerò presto. Nel frattempo, guardate qui...

giovedì 5 luglio 2007

Il mondo disegnato di Paolo Aldighieri, in arte Eriadan

Esistono blog che leggi di sfuggita, altri che leggi una volta e poi dimentichi, altri ancora che ritrovi dopo anni, ed è come reincontrare un vecchio amico, vedere sul suo viso i tratti del tempo, e scorgere nel suo mondo qualcosa che cambia.

Anche il mondo di Eriadan cambia, ma lo fa con una dolcezza, una leggiadria, una fantasia che ricordano la bellezza del mondo, della vita. Impareggiabile la sezione del "chi è chi", che oltretutto aiuta a capire molte delle vignette.

mercoledì 27 giugno 2007

El Camino de Santiago

Prendo spunto dall'inaugurazione del Festival della via Francigena, itinerario di pellegrinaggio di cui parlai tempo addietro, per raccontare alcune cose del Camino de Santiago, che percorsi (quello Frances, per la precisione) nel maggio 2002 in bicicletta.

Ogni due anni, sempre in una decina di amici, quasi mai gli stessi (me compreso, che manco all'appuntamento dal 2002 appunto), ce ne andiamo col nostro furgone e bici al seguito, alla volta di itinerari ciclabili di un certo fascino. Non siamo sportivoni superallenati, abbiamo le nostre mountain bike, le sacche neanche troppo professionali, alcune cucite in resistentissima tela di jeans - le migliori in assoluto, durano da vent'anni - prendiamo la nostra settimana di ferie ed il venerdì sera, appena finito di lavorare, si parte.

Viaggiamo la notte, alternandoci alla guida: in sei - sette, un paio d'ore a testa le si fanno tranquillamente. Del resto, non possiamo permetterci di perdere una giornata in mezzo al traffico, e spesso, partendo alla sera, arriviamo la sera del giorno dopo.

venerdì 22 giugno 2007

La Morte di Cala Troisi, a Salina, e la Sicilia da salvare

la foto di Cala TroisiApprendo da Stanza 101 della ingloriosa fine di Cala Troisi, a Salina (Eolie), resa famosa dal Postino del celebre attore napoletano.

Uno dei numerosissimi episodi che hanno portato gli Inglesi ad incitare i propri concittadini ad andare a vedere l'Italia, prima che gli italiani la rovinino del tutto.

In Sicilia, poi, il fenomeno della rovina delle spiagge sembra direttamente proporzionale alla loro bellezza. Ho una foto - che posterò quanto prima - in cui la spiaggia di San Vito lo Capo appare in tutta la sua bellezza. Quasi tutta, perché allargando il campo visivo, una montagna di rifiuti fa da cornice a una vista eccezionale.

La medesima sensazione di forte delusione l'ho avuta a Siracusa, in cui abusivismo e cattivo gusto rendono una delle più belle città del mondo (tra l'area archeologica, Ortigia ed il mare azzurro, con le colline rinverdite dalla pioggia primaverile, Siracusa avrebbe un setting da paradiso terrestre) in un semplice recipiente di tesori archeologici.

E' inutile: se non si viene educati al gusto, al bello, non è possibile preservarlo.

giovedì 21 giugno 2007

Il Mulino sul Po, a Occhiobello: un caso-pilota

L'altra sera sono stato a mangiare al Mulino sul Po, un ristorante dentro un barcone in riva al fiume, a Occhiobello, per una cena conviviale.

Mi piace, prima di andare in un locale nuovo, catturare dal web qualche impressione, pur rischiando condizionamenti. Tuttavia, dalle recensioni più disparate spesso si ricavano alcuni punti fermi, sui quali mi concentro per vedere se sono d'accordo o meno.

In questo caso, le opinioni sembrano essere d'accordo sul rapporto qualità/prezzo, (22 Euro menu fisso) meno sull'effettiva qualità del cibo.

In estrema sintesi: una grande varietà di antipasti, generalmente semplici, pesce di buona qualità e freschezza, vini non malvagi, atmosfera goliardica e prezzo abbordabilissimo.

Che altro? esperienze mistiche, a detta di qualcuno, non ne ho assolutamente provate. Discreti i diversi antipasti di pesce (che a casa mia, ad Ancona, mangio quando mia madre non vuole cucinare e fa due cose semplici semplici, perchè se è in vena la superano solo Uliassi e Madonnina), appena sufficienti i primi, discreti anche i secondi. Come vini, considerando che sono della casa non stanno male, anzi, col pesce rendono bene, specie i bianchi. Personalmente, infine, alcuni accostamenti non li sopporto, tipo roast-beef e patatine fritte (in una cena di pesce): ma comprendo che siano per accontentare il non amante del pesce, che nelle comitive festaiole c'è sempre.

Invece, il caso pilota è soprattutto un altro. Innanzitutto, stiamo parlando di un locale che, per comitive a cena fuori (tipo squadre di calcio, vecchi amici, ritrovi giocosi) è *perfetto*: atmosfera rilassata, abbondanza nelle porzioni (eccessiva a volte), "arredamento" consono, location affascinante (non ce n'è, il barcone in riva al fiume mi affascina a prescindere), prezzo fisso e abbordabile.

Questo però non dice nulla sulla esperienza del pasto, sulla qualità effettiva del cibo. Ho il fondato sospetto che l'abbondanza delle porzioni a prezzo basso sia ancora alla base di molti (troppi) giudizi positivi. Ovvio che il prezzo ha il suo significato - ci mancherebbe - però non può, non deve essere un parametro del gusto.

Uliassi o la Madonnina del Pescatore mi danno esperienze che altri non offrono: per quelle si paga. L'Opera Nova della Marca idem: ha di bello che si paga meno, ma io guardo l'esperienza, non il conto, per valutare un pasto. Il conto viene dopo, nel chiedersi se, *per ciò che ho mangiato*, il prezzo sia giusto. All'Opera Nova, al conto, uno strabuzza gli occhi, e molto spesso lascia qualcosa in più.

Al Mulino sul Po mi sono divertito, ho mangiato abbastanza bene, ma non è che abbia fatto i salti dalla sedia. Chiaro, meglio quello di altri, per una cena non importante.

Ma se dovessi andare a vedere il costo, avrebbe sempre e comunque più senso mangiare a casa.

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Ristorante il Mulino Sul Po
Via Giaretta
Occhiobello - RO
tel: 0425 750145 (consigliata la prenotazione)

lunedì 11 giugno 2007

Da Gigina a Ferrara, reloaded

Ricevo questo commento al post su Gigina, a Ferrara.

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Siamo i titolari della trattoria gigina di ferrara. Siamo venuti a conoscenza di questo blog con l'articolo che ci riguarda solo ieri sera da una comitiva di francesi di Marsiglia che sono venuti nel nostro locale con una copia di quanto hai scritto. Siamo lusingati di tutto cio' e speriamo di conoscerci al piu' presto , GRAZIE.

BAGLIONI GIAMPAOLO

PS.
IL NOSTRO NUOVO NUMERO DI TELEFONO

0532 770603

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Sono cose che fanno piacere, ed anche un po' sorridere, perché da Gigina ci sono stato diverse volte, con compagnie diverse, da avventore. Tornarci (e lo farò, statene certi, specie dopo questo commento) sotto una luce diversa, mi inorgoglisce.

Ora sono curioso di sapere come si sono trovati i francesi di Marsiglia...

lunedì 21 maggio 2007

Ancora sull'evoluzione (o sul ritorno alle origini?) del turismo

Leggo su Shinynews che il web cambia il turismo: il ruolo maggiore in questo processo è ricoperto dal web 2.0. Indovinate chi invece diminuisce nelle vendite online? Ovviamente, le agenzie di viaggio.

Mi pare di averlo già detto, e comunque ritengo riduttiva l'analisi di shiny-news, più che altro in termini di approccio al problema: continuando a confondere "viaggiatori" con "turisti", si possono tracciare tendenze numeriche, ma non è possibile fare previsioni né comprendere come possa avere successo un'impresa "turistica" online.

A mio parere, nel caso di piccole agenzie, sembra piuttosto chiaro che si debba ri-tornare ad essere agenzie di "viaggio". E quindi? E quindi, secondo me, sopravviveranno (online e fuori-line) le agenzie che venderanno *viaggi*, *esperienze*, non semplici "pacchetti", che peraltro su Internet si trovano a prezzi molto più abbordabili, e senza necessità di intermediari.

Possiamo discutere su quanto lunga possa essere l'agonia, su quanto ancora il Governo continui a mantenere l'impianto fascista del settore turistico, ma non c'è alcun dubbio sulla sorte ormai segnata delle agenzie di viaggio.

martedì 15 maggio 2007

Esperienze su LinkedIn, l'essenza della Serendipity

Stamattina, aprendo l'email, trovo l'invito di un datato corrispondente via eGullet, Ore Dagan, che aveva frequentato la Scuola internazionale di cucina di Jesi (posto bellissimo, proprio sopra l'Enoteca Regionale). L'invito era per LinkedIn, un network in cui ognuno mette il proprio curriculum ed i propri contatti, fin quando (in teoria) qualche cacciatore di teste non si faccia vivo per ingaggiarlo, assumerlo, discutere un'opportunità.

Cosa ne penso dei curriNculA, anche non strutturati, l'ho già detto qui, e confermo ogni parola.

Quel che invece mi affascina di più su LinkedIn è il fatto che, in base ai tuoi indirizzi di email (se ancora validi), specie su Google o Hotmail, e alle tappe del tuo curriculum, lui trova le persone che potenzialmente puoi avere incontrato, oppure vieni a scoprire che quel tale Chris, conosciuto ad Amsterdam ed ora perso di vista, lavora per l'azienda tal dei tali in Danimarca, e via discorrendo.

La vera figata è stata quella: ritrovare persone che ricordano esperienze passate, vederle con occhi diversi: spesso si tratta di turisti che ho accompagnato e che ora trovo in camice da lavoro, nella loro quotidiana routine.

venerdì 11 maggio 2007

La tartaruga che allena il ghepardo: io che faccio pubblicità a Luca Conti!

In effetti fa un po' ridere: anzi, magari così facendo, mi faccio pubblicità io!

E comunque, leggo sul personal blog di Luca Conti (il cui blog più conosciuto e letto è Pandemia), un post sincero - merce rara, non per Luca, di questi tempi - il quale candidamente afferma che, da Giugno 2007, scadrà il contratto in Provincia, e lui sarà senza rete (rete di protezione, quella che usano i trapezisti, s'intende). Perciò, avendo sviluppato una vasta serie di contatti e di abilità non comuni su/grazie/in Internet, vuole proporsi come Conversational Media Consultant.

Di tutto ciò apprezzo tre cose, e cioè la sincerità (altro che discorsi, bisogna pur campare!), la volontà di mettersi in gioco (anziché stare a frignare sul precariato e l'assenza del posto di lavoro), e la determinazione nel voler valorizzare le proprie capacità.

Non apprezzo la dicitura in inglese, ma forse ha ragione lui.

Ovvio che il percorso sia arduo, vedi ad esempio i commenti all'articolo di Grazia (sì, proprio la rivista femminile), eppure...

Eppure io Luca, se avessi un budget da investire, lo ingaggerei: già, perché uno così ti fa crescere in Internet (a patto che tu voglia farlo, a patto che tu sia valido), ti fa conoscere, ti fa apprezzare, ti fa creare una cerchia di supporters che faranno il tifo per te. Tanto per tradurre la cosa in numeri, il blog di Luca ha 2295 lettori all'11 maggio 2007, ore 11.44 (ed almeno altri 500 che non sanno come usare i feed), roba che altri quei numeri se li sognano, ed un conseguente patrimonio di contatti a dir poco invidiabile.

E, soprattutto se sei un medium, la cosa avrebbe molto valore.

Ad ogni buon conto, Luca, nel caso volessi entrare seriamente in un progetto che ho in testa... beh, potrei essere uno dei tuoi (primi?) clienti. Però voglio lo sconto, eh?! :-)

mercoledì 9 maggio 2007

El Oceano En Mi Patria Es La luz CadaDia: un blog di foto bellissime

Eccezionale questo blog, di tale Gaia, sarda a quanto sembra: le foto invadono (letteralmente) la pagina, sconvolgendo (inevitabilmente) i puristi di design e usability, ma rendendo emozioni uniche. Raro esempio di blog che mette voglia di viaggiare, lentamente, assaporando.

Con tutto il (massimo) rispetto a Lorenzo Cairoli, che più che metter voglia, "impone" (nel senso bonario del termine) di viaggiare: leggendo i post di Lorenzo, veramente ti chiedi cosa ci stai ancora a fare fermo su una sedia.

giovedì 3 maggio 2007

La tirannia della trasparenza, nel turismo e non solo

Neanche ce lo fossimo detti, oggi mi arriva la newsletter di Trendwatching, riguardo alla tirannia della trasparenza, articolo che vale la pena di leggere (è in inglese).

Parla di Tripadvisor, che già conoscevo, ma anche di igougo (I go you go, credo!) ed altri. Poi vado su Google a vedere cosa dicono della Priority Pass Card, letta ieri su travelblog, e trovo questo.

Ma che ve lo dico a fare? Ad altri dovrei dirlo, non qui, dove parliamo già la stessa lingua. Comunque, buon pro vi faccia.

martedì 1 maggio 2007

Agenzie, viaggi di nozze ed Internet, ovvero: come essere alla canna del gas e non accorgersene

Capita che uno si sposi, nella vita (oggi capita che uno lo faccia più d'una volta, o che non lo faccia punto, ma tant'è), e capita che voglia andare a fare una vacanza particolare, generalmente qualcosa che non ricapiti. Di solito, anche nel mio caso, un viaggiatore cosciente opta sulla distanza come discriminante (concetto ragionevole, visto che è una delle poche volte in cui uno ha un mese per girare).

Succede che uno vada in agenzia di viaggi (perché sai, lì possono fare la lista di nozze, eh, ci mancherebbe...), e si faccia dare dei preventivi.

Capita poi che, un po' insoddisfatto del prezzo, un po' cosciente che se ti sei sempre organizzato i viaggi da solo, perché mai qualcun altro debba farlo per te ora, giri su Internet a vedere cosa ti è stato proposto.

Ebbene, capita che del Little Polynesian di Rarotonga qualcuno pensi questo, mentre di un altro posto molto più economico qualcun altro scriva questo.

Poi capita che guardi su tripadvisor le recensioni e trovi questo, ovviamente con le foto dei viaggiatori, e allora succede che magari, il viaggio, torni ad organizzartelo tu...

No, perché mica tutti sono come Giovanni Matta, che tu gli scrivi e lui ti prepara tutto, facendoti davvero trovare in Paradiso...

Ps: se qualcuno ha suggerimenti su quale isola della Polinesia si possa stare da Dio, è benvenuto.

venerdì 27 aprile 2007

25 Aprile sul Delta del Po, in motonave.

25 aprile, gita fuori porta. Sono oramai due anni che orbito intorno al Polesine, immeritatamente bistrattato: la natura così genuina e prepotente esiste solo nelle isolette mediterranee (e neanche tutte) e in qualche montagna poco sciistica. Non si spiegherebbe altrimenti l'affluire copioso di cacciatori, per i quali il Polesine è l'alternativa "proletaria" all'"imprenditoriale" Romania, dove se ci vai devi portarti a casa quantità industriale di selvaggina anche per andarci pari.

Il Delta del Po è l'espressione più alta della natura nel Polesine, e quindi in Italia. Credo che pochi posti al mondo siano al contempo così selvaggi e antropizzati. Tornati dal delta rimangono vive nella memoria i canali, le lagune, le sacche, tutte popolate da colonie di aironi, beccacce, folaghe ed uccelli di ogni tipo, così come pesci di acqua "mista", tipo carpe, cefali e anguille, orgoglio della cucina locale, assieme all'oro del delta (vongole e cozze), che però non riesco a preferire alle mie.

Eppure, gli stessi canali - lo dice la parola stessa - sono stati "indicati", tracciati dall'uomo, così come le chiuse, i rinforzi sulle rive, le briccole, gli edifici ora risucchiati dalla natura, come i templi cambogiani nella giungla.

[Briccola (fr.: pilier; ingl.: pylon, post): termine che deriva dal dialetto veneto che indica i pali piantati sul fondo della laguna e usati sia per gli ormeggi che per delimitare i canali navigabili].

Se vi venisse voglia di
farvi una gitarella sul Delta, tenete a mente alcune cose:

1) date un'occhiata alla cartina, e concentratevi sulla toponomastica: dal Taglio di Po, ad Adria (-tico), al Po di Maistra, al Po di Gnocca (ché il paese di Gnocca sta sotto Donzella, ci sarà un motivo!), alle varie Cà (Venier, Vendramin, tutti nomi di nobili veneziani), cercatevi il nome, la cosa, la storia che vi piace di più. A noi incuriosiva il ponte di chiatte, a Goro, e siamo andati là.

2) In ogni porticciolo (Goro, Gorino, Porto Tolle e via discorrendo) ci sono motonavi che organizzano gite sul delta. Occhio alla zanzarosa estate, più è grande la motonave più il profilo della gita cambia, da avventuroso (infilandosi nei più remoti passaggi), ad elegante (addirittura serate danzanti). Con google ne trovate di tutti i tipi, basta digitare la località.

3) Occhio che a Goro, estremo lembo del delta, è pieno di interisti con bandieroni enormi. Ecco dove si erano rifugiati...


venerdì 20 aprile 2007

Mangiare a Bologna: siore e siori, sempre più diffizzile...

L'altra sera sono stato a cena alla trattoria "Il Doge", tra Strada Maggiore e Via San Vitale, a Bologna. Quel che mi premeva erano i commensali e l'occasione, perché oramai sul cibo, in centro a Bologna, non ripongo più speranze. Ed in effetti, nonostante fosse un locale rinomato, andava bene solo per gli standard (ahimé, bassissimi, tranne ovviamente il conto) del centro felsineo. Per di più la specialità pesce, di cui si vanta, su di me può avere (ed ha avuto) effetto boomerang, ma questo è un altro discorso.

Unica consolazione: girando per la rete, ho finalmente trovato un post (by Cuore di china) sulla ristorazione di Bologna che condivido al cento per cento, e che ovviamente linko.

Stasera sono a cena da "Pane e panelle" e verificherò quanto sostenuto da Cuore di China oramai un anno e mezzo fa.

Upload: niente ristorante, cena cancellata.

venerdì 13 aprile 2007

Itinerari ENOgastronomici e morte del viaggio

Ennesima iniziativa per promuovere la qualità (aargh...) dei ristoranti tipici. Stavolta nelle Marche (lo so, sono emotivamente coinvolto), stavolta proposta da Confcommercio.

Ora, non so voi, io di 'sto finto (e sovvenzionatissimo) boom del turismo enogastronomico ne ho piene le tasche (e anche qualcos'altro). E sì che li organizzo anche, i viaggi gastronomici. Anzi, forse è proprio per questo che mi irrito ancor di più: perché non c'è un'iniziativa PRIVATA, scevra da fondi, sovvenzioni, pubblicazioni?

Uno dovrebbe fare un itinerario enogastronomico quando i ristoranti offrono un menu tipico a prezzo fisso? Pensateci bene: la morte del viaggio e della cultura popolare nell'omologazione fondoeuropeizzata.

Poi ovvio che mi irrito: questi fondi drogano il mercato, storpiano la concorrenza e intorpidiscono i ristoratori (e gli albergatori, a seconda).

E infine: ma di che qualità andate cianciando, amici ristoratori? La qualità de che? Iniziamo a proporre i menu (almeno!) con gli ingredienti, cosicché gli allergici a lattosio, verdure, fruttosio, glutine, diabetici, ecc. possano (almeno!) capire cosa cavolo mangiare senza fare la parte dei patetici emarginati paranoici (scusi, ma c'è la farina qui? scusi, ma c'è del latte qui?); iniziamo a educare il personale di sala (anche quello preso a giornata, anzi, soprattutto quello) a porsi in maniera (se non altro!) garbata verso le intolleranze varie, e quello di cucina ad utilizzare posate e cucchiai non in maniera promiscua, sennò si vanno a far benedire le contaminazioni.

Dopodiché potremo anche prendere un bicchiere di vino, un sacchetto di tarallucci e parlare di qualità fino a notte fonda.

Augh!

venerdì 23 marzo 2007

Scoprire i propri luoghi

Navigando nel web, ci accade sempre di scoprire qualcosa. A pensarci bene, la scoperta è legata all'esperienza del viaggio, fisica o cognitiva. In effetti, nel web non si viaggia a livello fisico (il corpo resta fermo), ma lo si fa - e molto! - a livello cognitivo (dove per cognitivo intendo dire mentale, emozionale, relazionale).

Pertanto, il web è continua fonte di scoperte. Esiste un legame tra la scoperta cognitiva e fisica? E nel caso dei luoghi? Ma allora cos'è il viaggio? E cosa la scoperta?

Queste domande ho iniziato a pormele quando mi sono accorto che nella mia città, nella mia regione, nei miei luoghi, veniva gente di tutt'altro ambiente, che mi faceva vedere coi propri occhi una realtà che credevo ormai assodata, immutabile. Mi sentivo come quegli scienziati, quegli inventori dei libri di scuola, che imparano a vedere il quotidiano con occhi diversi e cambiano il mondo.

L'acqua che bolle, chi avrebbe mai detto che oggi sarebbe stata alla base del nostro modo di vivere, di essere, di pensare?

Vi assicuro che la scoperta (e non la ri-scoperta, una stupidaggine, non si ri-scopre una cosa quando la si vede con occhi diversi) regala un'emozione indicibile. E' stato così che mi sono messo a girare, a cercare, a trovare, a scoprire le Marche. E' per questo che amo definirmi scopritore delle Marche. E' per questo che ad ogni cantina, ad ogni trattoria, ad ogni borgo, ad ogni persona, ad ogni storia, ad ogni tramonto mi si stringe il cuore. Eppure, sono luoghi conosciuti, no?

No.

I luoghi non si conoscono mai fino in fondo, come le persone. E' illusorio poter pensare di spingersi fino all'infinito ed oltre, l'infinito non è un parametro fisico.

...e il naufragar m'è dolce in questo mare...

mercoledì 21 marzo 2007

Acquistare vacanze su ebay

Per organizzare i propri viaggi, nel variegato mondo del turismo online (che merita un post a parte, e neanche corto), va tenuto conto anche di ebay. Esiste infatti una sezione apposita del sito in cui poter acquistare, all'asta o immediatamente, voucher per alberghi, vacanze, eccetera.

E' affidabile? Mah, quello va valutato caso per caso: feedback del venditore, consigli degli ebayer più esperti, forum, e comunque le garanzie di ebay.

Di positivo c'è che finalmente qualche albergo sta iniziando ad affacciarsi direttamente su internet, eliminando inutili intermediari che non aggiungono valore alla sua offerta. Naturalmente, non mi riferisco alle agenzie che selezionano, valutano e si offrono come punti di riferimento per andare sul sicuro. Certo, dovranno farlo sempre più assiduamente, visto che i commenti degli ospiti stanno diventando sempre più numerosi.

Indubbiamente Internet abbatte (e continuerà a farlo) le rendite inutili. Secondo me, sarà addirittura uno stimolo per le agenzie di viaggio.

Chi vivrà vedrà.

lunedì 19 marzo 2007

La via Francigena raccontata da Enrico Brizzi

Qualche anno fa, in bicicletta, percorsi il Camino de Santiago. Eravamo in nove, piuttosto laici, qualcuno anti-clericale, ma il fascino della Via, del percorso, ci aveva stregato. Questa però, è un'altra storia.

La storia che ho letto oggi parla della via Francigena, che da Canterbury arriva(va) a Roma. La data del racconto è settembre 2006, la firma è di quell'Enrico Brizzi che ci aveva fatto sognare con Jack Frusciante (fantastica la pagina dedicata al libro), e che ora, con la consapevolezza di non poter più fare l'adolescente dopo i trent'anni, si dedica a temi più calmi e naturalistici.

La rubrica è quella dell'Espresso, con i miei complimenti perché offre un prodotto multimediale preciso (la mappa è ben visibile e nitida), chiaro (è intuibile il percorso ipertestuale per giungere ai contenuti narrativi), e soddisfacente come audio e galleria fotografica.

Dico soddisfacente, perché potrebbe uscirne un vero e proprio libro, ed invece ci si limita ad alcuni luoghi (ad esempio, tra Siena e Roma l'audio è dedicato solo al tratto della Tuscia). Purtuttavia, è un racconto di viaggio, non una guida turistica (genere spesso sempre più noioso): e come tale, è piacevole sia nello scritto che nel parlato combinato alle foto.

martedì 13 marzo 2007

La Montanella, ad Arquà Petrarca, sui Colli Euganei: genuinità rurale ed eleganza veneta

I Colli Euganei sono l'oasi collinare in mezzo alla Pianura Padana. Il preavviso delle montagne o l'ultima parvenza di altura, a seconda se si va o si torna dalle Alpi.

Tutt'intorno ai Colli è un tripudio di acqua, coi canali che arrivano a Padova e Venezia, i fiumi (l'Adige passa appena sopra Rovigo, una ventina di chilometri più a Sud), le acque termali che fanno la fortuna di Abano, Montegrotto, Battaglia, e alla fin fine anche di Padova.

Per chi arriva da Sud, è Monselice, col castello longobardo, a segnare il passaggio. Da Padova invece, l'ingresso è più dolce: Battaglia Terme è incantevole, attraversata longitudinalmente dal canale omonimo, che parte dalle antiche paludi del Bassanello, ora periferia Sud di Padova, dove viene irrorato dal fiume Bacchiglione.

La vista dalla Montanella

venerdì 9 marzo 2007

Aci Trezza, Catania e La Montagna

La MontagnaA maggio del 2005 ho passato dieci bellissimi (e intensissimi) giorni in Sicilia. L'ho girata abbastanza, dal ragusano (nella bellissima casa di Lorenzo Piccione di Pianogrillo), a Siracusa, Palermo, Agrigento, Piazza Armerina, Taormina e Catania.

Dopo aver visitato Catania (la piazza del Liotro - l'elefante, con la pasticceria davanti al Duomo, merita una visita già da sola), siamo stati a dormire ad Aci Trezza. Non so dire se di quella zona (in senso lato, la Sicilia Orientale) ho apprezzato di più i dolci (senza dubbio alcuno, i migliori d'Italia, e dunque del mondo, specie al Caffè Sicilia di Noto), il pesce o i paesaggi (l'Etna regala scorci stupendi dalla città, dai giardini e dal mare).

Di sicuro il paesaggio di Aci Trezza, coi faraglioni dei Ciclopi, l'isola Lachea ed Aci Castello in lontananza, ne ha da dire e da vendere. Ancor più a chi si è appassionato alle disavventure dei Malavoglia: il museo omonimo, ricavato in una casa che ricorda quella verosimilmente descritta da Verga, ricostruisce i vari aspetti della dura vita dei pescatori di fine Ottocento, a me in parte nota dai racconti di famiglia.

Ma c'era una cosa, nel cortile, che più mi ha colpito: la cenere. Fertilissimi resti dell'ultima eruzione del gigante buono, la Montagna, come la chiamano qua. E le si dà del Lei: "La Montagna le dà, e la Montagna le toglie, quando vuole".

venerdì 2 marzo 2007

Nozze 2.0 in vista!

Ebbene sì!

Dopo sei anni di conoscenza annessi e connessi, e sei mesi di onorata convivenza (!), io e la Frency (foto in basso, scattata al MarCamp, un grazie a Giovy e a Mia) procediamo al grande passo, il sei ottobre prossimo, in quel dell'Appennino Reggiano (ahò, 6-6-6, che vorrà dire?).

Da qui a quella data dovremo organizzare più o meno tutto il resto. Al di là del fotografo, che vede in pole position il birrologo Mirko, quel che ci preme (ed interessa di più), è il viaggio di nozze: dove come perché, e dritte di ogni tipo.

Francy ed io

Ecco: vediamo se lo user-generated-content porterà il suo contributo a questo evento.

Alla fine di tutto faremo un report intitolato "nozze 2.0": grazie a tutti coloro che parteciperanno alla realizzazione!

mercoledì 28 febbraio 2007

Il Sebastian di Ferrara: finalmente un pub come Dio comanda!

L'altro giovedì sera sono tornato, dopo quasi dieci anni, al Sebastian pub, a Ferrara.

La particolarità del locale è che si trova dentro un battello in rimessaggio, in Darsena. Sono stato a mangiare pizza (che a dispetto della fama non mi è parsa un granché), ma soprattutto a bere birra.

E finalmente una birra come si deve! Una belga, trappista, servita dalla cameriera che ha sapientemente versato i lieviti nel bicchierino a latere, e la birra in un calice studiato per far disperdere meglio l'anidride carbonica.

Ecco, il Sebastian di Ferrara è un pub come si deve: scenario accattivante, non spocchioso ma legato alla tradizione (diversi locali stanno su barconi, da queste parti); spazio studiato per tutti, dai bimbi (e figurarsi se un bimbo non va pazzo per la pizza dentro il battello!) ai grandi, per i quali c'è un apposito privé; proprietario vulcanico, continuamente assalito da nuove idee (si tratta di Luigi Stecca, Mastro Birraio Polesano, che oltre al calice anti-palloncino ha studiato anche l'apertura di un altro pub, a Villamarzana, ricavato da due ex aerei presidenziali), che ovviamente fa sempre parlare di sé; birra buona, ricercata e di classe, o per lo meno non il solito beveraggio acquoso.

Ecco, questi tre ingredienti fanno del Sebastian (e, sono sicuro, anche del Michelangelo da Vinci, che visiterò presto) un grandissimo pub: era ora!

giovedì 22 febbraio 2007

Fotografie dalle torri di Bologna

panorama.jpgPiazza Maggiore vista dalla torre degli asinelli, nella foschia che rende magica Bologna.

Salire sulla torre non è particolarmente faticoso, perché le scale sono larghe e non a chiocciola, certo sono sempre quasi cinquecento scalini!

E non è neanche molto costoso: tre euro a persona.

Portatevi la macchina fotografica, perché ne val la pena. Oppure un cellulare che faccia foto come questa, anche se non è la stessa cosa...

lunedì 12 febbraio 2007

Bloggare da mobile: comodo ma piuttosto alienante

Il post precedente (quello sul navile), questo e diversi futuri, sono realizzati da cellulare.

Non so come appaiano nella pagina, nel cellulare si leggono piuttosto bene. Mi scuso per eventuali mancanze, tipo maiuscole saltate, link mancanti e poche variazioni grafiche.

È che scrivere da cellulare, digitando su tastierino è veramente alienante :-)