giovedì 22 novembre 2007

L’itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 3 - Kangaroo Island.

(Qui la parte seconda)
(Qui la parte prima)

Martedì 16 ottobre: dopo la faraonica colazione al Padthaway Heritage, ci avviamo verso Adelaide. Sono ancora 300 chilometri buoni e per le 10, dopo le foto di rito alla bellissima tenuta, mettiamo la Toyota Camris (macchina impeccabile, confortevole e spaziosissima con portabagagli infinito) su strada alla volta della città delle chiese.
Il tragitto non contempla bellezze eccezionali, il paesaggio diventa un po' troppo monotono, ci fermiamo per la spesa a Murray Bridge, dove tra l'altro partono le crociere lungo il fiume Murray (che abbiamo già fatto a Sydney e che faremo al Kakadu, qui decliniamo), e per le 14.30 siamo ad Adelaide.
Prenotiamo subito l'alloggio, di una bellezza disarmante: tutti appartamenti di fine ottocento restaurati e riportati all'antico splendore, arredati benissimo e dotati di ogni confort. Anche in questo la guida della National Geographic è impeccabile.

Per una serie infinita di malintesi con la Hertz perdiamo l'intero pomeriggio a far la spola con l'aeroporto. Ad ogni modo, a parte il fiume che la attraversa, Adelaide non ha molto da mostrare, come tutte le città australiane, fatte più per viverci che per visitarle. Forse varrebbe la pena prendere il vecchio tram per la località marittima di Glenelg, ma non facciamo in tempo e comunque ci sono bastate le deliziose cittadine della Mornington Peninsula e della Great Ocean Road.

Ora inizia la parte più "tosta" del viaggio: Kangaroo Island e Kakadu. Per evitare perdite di tempo, saranno sei giorni di tour. Subito dopo la due giorni di Kangaroo Island avremo l'aereo per Darwin, e la mattina prestissimo la quattro giorni nel Top End. La sera, per preparare i bagagli a mano da portarci via, rischiamo lo sclero totale. Almeno per Kangaroo Island, ne varrà la pena.

Al mattino prendiamo il volo delle 7 e in quaranta minuti siamo a Kingscote, capoluogo di questa vasta riserva naturale (la terza isola d'Australia, considerando quest'ultima un continente), spettacolare e quasi disabitata. E' un tripudio di koala, canguri, echidna, i coloratissimi uccelli cockatoo, foche nere e bianche, quando è freddo anche pinguini (che però preferiscono Phillip Island, famosa anche per le gare motociclistiche).

Ci accompagna la Wilderness Adventure, un piccolo tour operator locale specializzato nelle gite per l'isola. Non è esattamente economico, ma il trattamento e la guida non fanno rimpiangere un solo centesimo: Greg è perfetto e preparatissimo, presta estrema attenzione ai dettagli ed alla tempistica e ci fa accedere a riserve e posti chiusi al pubblico. Davvero difficile apprezzare appieno l'isola senza l'aiuto di un esperto del genere. Siamo in 4 (massimo 6 persone a tour), e la coppia di signori del Kentucky è una compagnia molto gradevole. I pasti sono eccellenti (e vi assicuro che in Australia non è scontato!) e senza glutine per mia moglie, sia nel tour che in albergo (il K.I. lodge), dove ci attende una splendida camera con vista sulla baia. Sia lo spuntino che il pranzo del tour si svolgono in strutture dedicate, predisposte dal tour operator: un gazebo o un'area con barbecue, tavoli, sedie, ben riparati dal freddo e dalla pioggia. Normalmente a fianco c'è un'analoga postazione per i turisti indipendenti. Il vino, prodotto sull'isola, è ottimo.

Kangaroo Island è uno dei posti più belli che visitiamo, grazie alla Wilderness Adventure: detto da uno che i tour li organizza e spesso pretende la perfezione assoluta, non è poco.

Di contro, la fregatura peggiore ce la becchiamo nel Top End, ma questo, per non rovinare post e fegato qui, lo scriverò in una sezione apposita.

(continua... hai voglia se continua...)

mercoledì 21 novembre 2007

Viaggiare nell'anima: le Marche

Sembrerà assurdo che, nonostante mi sia spesso dedicato ai viaggi nelle Marche, nonostante abbia spesso accompagnato la gente a sognare nelle Marche (ché nelle Marche non si viaggia, si sogna), non mi sia prodigato più di tanto in commenti o racconti sulla mia regione.

In realtà, voglio evitare di essere monotematico (rischio che ora sto correndo raccontando il mio viaggio di nozze, ma vabbè, una volta nella vita...), ed anzi mi piace allargare il respiro dei viaggi e dei racconti, all'Italia, all'Europa, al mondo.

Ok, tutto 'sto cappello per presentare un articolo trovato nella rete e dedicato a Montelupone, bellissimo e poco conosciuto paesello vicino Loreto, conosciuto in zona per il carciofo e - si spera, un giorno - per uno dei primi esempi di albergo diffuso. L'articolo, un po' datato, è di Giovanni Rizzoli.

Buona lettura!

martedì 20 novembre 2007

L’itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 2 - la Great Ocean Road

(qui la prima parte)

Domenica 14 ottobre: Great Ocean Road!!!
Uno dei percorsi stradali più belli, affascinanti, divertenti del mondo, ha una genesi interessante: è al contempo un capolavoro, un'indispensabile via di comunicazione ed un ammortizzatore sociale.

Siamo nel 1919, subito dopo la Grande Guerra, ed è pressante l'esigenza di trovare un'occupazione ai reduci del Victoria (nonostante fosse già Australia dal 1900, la distinzione in Stati è ancora molto marcata). In una sorta di New Deal ante-litteram e molto più piccolo, si opta per la costruzione di una strada che colleghi via terra tutte le località marittime (e vacanziere) della costa sud (Lorne, Apollo Bay, Cape Otway...), e che possa restare ad imperitura memoria. La necessità del collegamento terrestre nella Shipwreck Coast (costa dei naufragi) appare evidente; non lo è il desiderio di realizzare un percorso suggestivo in quest'angolo sperduto di mondo, con pochissime auto e ancor meno abitanti. Sembra quasi un vezzo per pochi ricchi, un costoso orpello a vantaggio di pochi.

A quasi ottant'anni dal completamento (i lavori terminarono nel 1932), mai infrastruttura fu più lungimirante, e la Great Ocean Road, che si snoda per 300 chilometri circa tra Torquay e Warrnambool, è una collezione di scenari irripetibili, dai surfisti di Torquay, alla placidità di Lorne, alle curve mozzafiato di Apollo Bay, al parco di Cape Otway, alla desolazione che precede i Dodici Apostoli, alle balene di Warrnambool.

La Great Ocean Road ce la sorseggiamo come un Verdicchio ghiacciato, con qualche pausa obbligata (l'ingresso, dopo Torquay; Lorne; Cape Otway; i Dodici Apostoli) e qualcun'altra evitabile (Torquay, insignificante). Arriviamo a Port Fairy che è buio pesto, pedaggio da pagare alla visione dei Dodici Apostoli al tramonto, il momento migliore della giornata.

A Port Fairy ci aspetta una villa da mille e una notte: Jacuzzi con vista Oceano, camera da letto praticamente in mezzo alla scogliera, arredamento minimalista americano e silenzio assordante. Come entriamo ci assale un cielo che trabocca di stelle, e che entra a forza nella stanza da letto. Trovare un posto così da diciottomila chilometri di distanza è questione di bravura. E di Rete, soprattutto.

Lunedì 15 ottobre: ancora viva la sbornia da Great Ocean Road, ci aspettano i paesaggi più monotoni - ma rilassanti, perché no - del Coonawarra, nella parte interna della Limestone Coast. Trecento chilometri circa, percorsi col cruise control, durante i quali incroceremo tre o quattro paesi, reclamizzati come attrazioni che da noi non vedrebbero un turista manco se tutt'Italia andasse a fuoco. Giusto i vigneti, che coprono la zona di Naracoorte, meritano un assaggio approfondito, ma, oltre a passare prima delle quattro per trovarli aperti (!) bisogna beccarci: a me due Cabernet Sauvignon non sono piaciuti affatto (e di vini ne ho assaggiati neanche pochi), con l'aggravante che se la polizia stradale di becca con un po' d'alcool in corpo sei finito.

La notte (avevo prenotato ad Adelaide, commettendo l'errore di avere fretta - e due! - e di sottovalutare la strada: trecento chilometri qui equivalgono a seicento in Italia, dove la guida a destra, le autostrade e soprattutto il paesaggio mutevole rende meno stancante il percorso), la passiamo al Padthaway Heritage. Seguendo la felicissima intuizione di Francesca, ci troviamo in un palazzo signorile in stile italiano, con una fattoria enorme, e vigneti ovviamente, e due ospiti gentilissimi. La camera è una reggia, sontuosa negli arredi e curata nei dettagli. Lo stile - italiano fino all'osso - stona un po' col paesaggio intorno e con la sala colazioni anglosassone, ma è maestoso fin quando si resta nel reparto relax-notte. Chiaro, siamo in Australia, in Italia posti simili sono cento volte più belli (uno per tutti, la dimora di Lorenzo di Pianogrillo); purtuttavia, un piacevolissimo soggiorno, con una ricca e sana colazione. La cosa curiosa è che la sera ci servono del vino di fianco al caminetto acceso: dopo l'assaggio di tutte le qualità prodotte, che già ci sarebbe bastato, vediamo arrivarci due bicchierozzi da 33 ricolmi del vino da noi indicato come il preferito, con una piccola ciotolina di pistacchi da mangiarci a fianco. La notte scorre veloce e tranquilla, ed anzi la sveglia è un po' problematica...

Now, it's time to go to Adelaide.

(continua...)

venerdì 16 novembre 2007

L'itinerario ragionato del nostro viaggio di nozze, per auto-organizzatori: 1 - le premesse, e Sydney

Chiariamo subito una cosa: non abbiamo assolutamente voglia di passare come quelli che si credono i migliori, sappiamo fare tutto e bene, e patapim, e patapum.

Solo, vorremmo mettere in rete, a beneficio di quanti un giorno volessero fare un giro simile al nostro, le informazioni salienti del nostro itinerario, visto che noi di informazioni ne abbiamo avute tante per alcuni posti, e praticamente nessuna per altri.

Quello che segue è il nostro viaggio, con le nostre impressioni, le nostre valutazioni ed i nostri consigli, ed anche i nostri errori. Speriamo torni utile.

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Innanzitutto: lasciate perdere le agenzie di viaggi. Dimenticatele. E' come voler organizzare un'ottima cena e chiedere a qualcuno di andarvi a fare la spesa al supermercato. Lasciate stare. Al limite, al supermercato andateci voi, se non altro risparmiate. Il cibo fatevelo in casa, o andate nelle botteghe o dall'artigiano. Vale per il cibo come per i viaggi: la roba è migliore.

Dice ma, sai, la sicurezza, pago tutto all'agenzia, non mi ammattisco... ok, ok, fate pure, poi non dite che non vi avevamo avvisati. Sappiate solo che senza agenzie abbiamo risparmiato tra i 3 e i 6 mila Euro, andando in posti molto più lussuosi, viaggiando molto meglio, più calmi e riposati, e con diverse notti in più in albergo. Non so qual è il vostro stipendio, io per quella cifra lì mi ammattirei molto volentieri... comunque...

Altre, doverose premesse:

1) Un viaggio di nozze non è un viaggio come gli altri. Come mi disse mio padre all'aeroporto, un viaggio di nozze deve distinguersi. Ergo: fate tutto in modo da ridurre le possibilità che vi vada storto. In soldoni: informatevi bene, pianificate bene, spendete per il meglio, ché chi più spende meno spende. Detto per inciso: mia moglie è celiaca, quindi per noi le incertezze erano anche maggiori, e le attenzioni dedicate ovviamente alte.

2) Un viaggio di nozze avviene, generalmente, per definizione, dopo le nozze. Sarete quindi molto stanchi: evitate di fare i rambo, con fusorari, sbalzi climatici e stress non si scherza. Pertanto, che la prima parte del viaggio sia riposante e non comporti eccessivi sbalzi climatici evitabili.
Esempio: se, come fanno in molti, all'Australia abbinate la Polinesia, e se partite nella nostra estate, andate prima in Polinesia e poi in Australia: passare dall'estate all'inverno in un giorno, stanchi del matrimonio e con nove ore di fusorario è molto peggio che farlo con tre ore di fusorario ma rilassati e riposati.
Ugualmente, non fissate escursioni o spostamenti il giorno dopo l'arrivo: date al vostro povero corpicino almeno due giorni per assestarsi (anche perché un'onestissima diarrea il giorno dopo è il minimo che dovete aspettarvi dopo un viaggio così... e forse è il caso di non trovarsi in escursione, no?)

3) Il caro vecchio Vujadin Boskov diceva: meglio perdere una partita sei a zero che sei partite uno a zero. Tradotto dal pallonaro: meglio farsi tre voli in un giorno che tre giorni da un volo. Fare e disfare valigie un giorno per l'altro è molto più stressante di attendere in aeroporto: quindi l'arrivo-pomeriggio-partenza-mattina-dopo limitatelo al massimo, quando proprio non potete farne a meno.

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Detto ciò, passiamo all'illustrazione del percorso:

Nozze sabato 6 ottobre; partenza domenica 7 ottobre alle 18.30 da Bologna, molto vicino al luogo del matrimonio. Dovendo infatti farci 26 ore di volo, abbiamo pensato che partire la sera dopo, già belli stanchicci del matrimonio, non avrebbe influito sul viaggio, tanto saremmo arrivati rincoglioniti lo stesso. Arrivo puntuale alle cinque e dieci di mattina di martedì 9 ottobre a Sydney.

Un altro ennesimo doveroso inciso: in aereo si crepa dal freddo, perché il riscaldamento è tenuto al minimo. Sono circa 13 gradi, forse qualcosa meno: in questo modo si evitano odori sgradevoli e la sensazione di soffocamento, però si rischia la bronchite, quindi attrezzatevi con giacche e foulard. Evitate di abbuffarvi con quegli schifosissimi pasti e soprattutto di berci dell'alcool, cosa che puntualmente ho fatto io e che mi ha regalato un fantastico mal di stomaco nausea inclusa il primo giorno a Sydney.

Abbiamo scelto di arrivare al mattino, e non di sera, per guadagnare un giorno e aggirare subito il fuso, forzandoci di restare svegli almeno fino al tardo pomeriggio. In effetti, la mattina è passata bene, poi verso le due ha iniziato a venirci un sonno grandioso, che abbiamo finalmente soddisfatto verso le sei di sera, all'imbrunire. Così facendo, la mattina alle cinque eravamo già belli freschi e riposati, proprio all'inizio della giornata. Allineando i propri ritmi alla luce solare si recupera molto più in fretta.

Quattro giorni per Sydney sono anche troppi, a dirla tutta, pur essendo ottimi per rilassarsi. A parte una passeggiata nei giardini botanici e l'Opera House, il resto è un film già visto. Meglio dedicarsi alla natura, ragion per cui un'escursione alle Blue Mountains o alle spiagge nei dintorni è più che consigliata. All'inizio del viaggio però erano doverosi.

Sabato 13 ottobre, belli riposati e oramai allineati col fuso, aereo per Melbourne, dove ci attende una Toyota Camris a noleggio: le valigie entrano nell'ampio portabagagli che è un amore, mentre il cambio automatico toglie il pensiero delle marce, che già c'è quello della guida al contrario! Da Melbourne, che non visitiamo, percorriamo tutta la Mornington Peninsula, fino a Sorrento (!). L'ultima parte del tragitto è molto bella, mentre prima sono tutti quartieri residenziali travestiti da borgate: è stranissimo il contrasto tra l'eleganza delle villette con giardino nelle strade secondarie e lo scenario da ghetto americano intorno alla ferrovia dei commuter; è comunque un travestimento, perché di criminalità non se ne vede.

Traghetto da Sorrento per Queenscliff: avremmo dovuto alloggiare al Queenscliff Hotel, che solo a vederlo emoziona, con tutte stanzettine ognuna dedicata ad un passatempo, biliardo, lettura, scacchi, camino acceso, che in una giornata uggiosa come quella, avrebbero rilassato anche il più agitato degli insonni. Però... però la fretta di prenotare (grosso errore), ed anche le mancate risposte del Queenscliff alle nostre email (azz... potevamo telefonare...) fino a due giorni prima ci fanno ripiegare verso un posto molto bello ed elegante (l'Haymarket Hotel), con personale molto gentile e camera con idromassaggio, situato però a Geelong, una cittadina molto meno affascinante, nel quartiere più squallido. Arrivando da Queenscliff, sembra di passare da Amalfi a Milano Marittima nel mese di marzo.

(continua...)

giovedì 15 novembre 2007

Albergare a Sydney: the Simpsons of Potts Point

Esistono posti nel mondo, che definire "alberghi" o "ristoranti" è riduttivo: non ci vai per "dormire" o "mangiare", ma per qualcosa di più. Ci vai per sognare, per emozionarti.

Ecco, sin dalle prime descrizioni nel web il Simpsons di Challis Avenue (a Potts Point, uno dei quartieri con l'anima meno shackerata della città, rimasto cioè pressappoco quello che era nei decenni scorsi, un po' più ravvivato dai ristorantini ma sempre piuttosto elegante, a due passi da Woollomolloo, quello invece rifatto da cima a fondo) ci pareva un'esperienza, qualcosa da non mancare. Il fatto poi che non fosse generalmente segnalato dalle guide ci incuriosiva ancor di più; anzi, in realtà una lo segnalava: tripadvisor, la guida della rete, finora la più attendibile trovata nel web. Primo senza appello, su 222 hotel, davanti a colossi dai numeri molto più imponenti e dalla vista senz'altro più accattivante.

Ma questo gioiello di fine ottocento, restaurato con gusto - per quel che si poteva - negli anni Settanta, è un'altra cosa: sembra di entrare nella casa di un Lord inglese, col camino crepitante, i mobili antichi e ricercati, una biblioteca ricca di titoli e di libri antichi, immagini della Sydney del primo Novecento, quando in Italia si faceva la fame e l'Australia era puro miraggio, si sognava l'America. Forse i più fortunati quelli che emigrarono nella terra dei canguri: chi non si beccò la silicosi nelle miniere, ha evitato il crollo finanziario, politico e sociale del Sud America e l'estremo individualismo degli States, o il clima non esattamente favorevole del Canada. A dirla tutta, forse gli italo-australiani sono gli unici a non avere punta voglia di tornarsene da queste parti. Al massimo in vacanza, ma sole e mare ne hanno anche là: vicino Melbourne c'è addirittura Sorrento!

Oltretutto, alla vista di Keith, il padrone di casa (chiamarlo "gestore" suona assurdo per un posto così), il quadro è completo: il tipico Lord inglese, oggi secolarizzato, con elegante accento australiano, quell'inconfondibile "ai" con cui gli Aussies pronunciano il suono di late, day, grey e via dicendo. La classe e la gentilezza di Keith, con la sua impeccabile professionalità e la flemma anglosassone, sono il Simpsons. Nulla sarebbe così curato se non ci fosse Keith. Come una casa emiliana senza la "zdaura": pulizia, perfezione e gusto sarebbero finti, castranti senza l'incessante veglia della padrona di casa. Idem al Simpsons: lo gestisse qualche eccentrico americano, non sarebbe esente da pacchianismi, così come apparirebbe troppo formale e inappropriato se ci fosse un qualche Brit. L'Australia è diversa: l'eleganza è britannica, ma qui c'è il sole signori miei, a Sydney in Gennaio si crepa, serve anche il fresco, non solo il camino.

Le camere del Simpsons sono dodici, solo scale perché un ascensore violenterebbe il contesto: per i disabili ci sono due o tre suite al piano terra. Entrati, è divertente vedere tutti i cuscini esistenti esposti come carte da gioco sopra al letto: cuscino grande, medio, sottile, da divano, è divertente l'idea di dormire letteralmente tra quattro guanciali. Scopriremo in seguito che è una costante negli alberghi di categoria superiore; anche in Italia ho visto qualche carta dei cuscini (non riesco a trattenermi dal sorridere, mi rendo conto del comfort ma è più forte di me!), ma non credo che siano molte le proposte in tal senso.

Tipico degli hotel down under, di qualunque ordine e grado è poi la fornitura delle tea & coffee facilities- bollitore, caffè solubile, the e zucchero con tazze, piattini e cucchiaini - e soprattutto tavola e ferro da stiro, da cui esce di prepotenza lo spirito pioniere: per noi italiani valigioni tutto-pulito-e-piegato sa di festa da saloon durante la corsa all'oro: due botte di ferro e tutto torna lindo. Fa troppo backpacker, tradizione che in Italia sarà sempre appannaggio di sfigati e boy scout (sono appartenuto ad entrambe le categorie): rabbrividiamo all'idea di mettere tutto in uno zaino, anche abiti eleganti che non indosseremo mai in tutta la vacanza. Piuttosto, ci compriamo il camper e ci portiamo dietro la casa.

A fronte di tutto ciò, nei bagni ovviamente manca il bidet: nulla da fare, semmai un italiano in vacanza avrà cibo da soddisfarlo, ebbene, mancherà sempre un caro vecchio bidet a completare il comfort. In realtà, le docce sono sempre molto più spaziose e comode delle nostre, perciò si ovvia facilmente. Al Simpsons, poi, dopo una doccia ristoratrice (se non prendete l'idromassaggio) ci si può sempre rilassare sul sofà o sulle poltrone, senza scomodare il letto.

Nulla di meglio dopo una giornata a zonzo per la città, con i piedi bollenti e le gambe stanche, un dopocena sorseggiando del buon whisky nella sitting room, dopo una bella doccia, di fronte ai quadri delle carrozze e della nobiltà che un tempo, qui dentro, concludeva affari con la madrepatria.

Ecco, noi Sydney, grazie al Simpsons, l'abbiamo respirata così.

mercoledì 14 novembre 2007

Flash da un matrimonio

Menzionato per ora fuggevolmente il viaggio di nozze, non posso tacere le impressioni sul matrimonio.
D'accordo, l'emozione avrà anche la meglio sulla razionalità, ma non posso fare a meno di dire che è stata una festa oltre le più rosee aspettative.

Qui i ringraziamenti da front-office, a tutti quanti:

ai parenti, che sono arrivati carichi e copiosi così come gli amici;

a Vale, che ci ha regalato un video pre-matrimoniale bellissimo e commovente!

a Don Pietro, il cui discorso ci si adattava a puntino (finalmente, non se ne può più delle prediche generiche!);

a zio Tonino, che addirittura ci ha portato il vino direttamente da Cana (così non c'è stato manco bisogno de moltiplicallo!);

al ristorante Martelli, impeccabile come sempre (Martelli, a Farneta di Montefiorino - Modena, farà pure tre matrimoni a settimana, ma non te ne accorgi perché l'eleganza ed il servizio, oltre che il cibo, sono di primissimo livello);

al gruppo musicale, che Claudio ha diretto con maestrìa e contagiosa allegria, come se fossimo amici di vecchia data;

a Giordano il fiorista, che ha realizzato una composizione magistrale (costava, eh, ma ne valeva veramente la pena, come per ogni opera d'arte);

a Strabba il pasticciere, che ha fornito un rinfresco di assoluta eccellenza;

ai cinque alberghi utilizzati (Miramonti e Bismantova di Castelnovo ne' Monti - Reggio Emilia, Vezzosi alla Colombaia, Martelli stesso ed il b&b di Luciano Paglia, a Boccaso), che a parte qualche inconveniente sono stati seri ed affidabili;

alle donne di Gatta (ma precisando: alle signore di Ca' degli Osti), che forse per l'ultima volta hanno realizzato un croccante degno della fama di cui gode in tutta la montagna reggiana; dico ultima volta perché probabilmente qualcuna di loro è stanca e forse dirà basta, ma al croccante andrà dedicato un post monumentale a parte;

all'amico fraterno Francesco Uboldi, che da amico e da persona seria e preparata com'è, è stato dalle otto del mattino a mezzanotte con la videocamera: c'è la certezza che ne uscirà un video strepitoso, anche perché lui è professionale, ma di video matrimoniali non ne gira proprio. Meglio così, evitata la stucchevolezza: un regalo da mille e una notte;

UPDATE: il video è stupendo, neanche lontanamente paragonabile agli ordinarissimi video in serie.

per ora basta così: il resto dei ringraziamenti, più profondi e confidenziali, sarà sul sito del nostro matrimonio (eh, sì, c'era pure quello!)

martedì 13 novembre 2007

Tornati dal viaggio di nozze...

... che dire?
di sicuro un'esperienza irripetibile, un viaggio che si è distinto, ed è andato ben oltre le aspettative.

I particolari li snocciolerò di volta in volta, ora sono troppo shackerato dal fuso e dal ritorno alla quotidianità, da non essere in grado di raccontare con la dovuta lucidità ciò che ho visto, fatto, sentito...

Di sicuro anche che se un viaggio così lo avessi fatto con un'agenzia, avrei speso il doppio, mi sarei divertito la metà, e soprattutto avrei avuto grosse probabilità di ammalarmi, perché la tempistica e la logistica adottata dall'agenzia sono assolutamente deliranti.

Alcuni esempi? Sbalzi di venti gradi ogni due giorni, subito in tour senza smaltire il fusorario, gite in posti freddissimi appena arrivati, deserto-tropici-freddo-caldo nel giro di quattro giorni... insomma, se non vi ammalate in un viaggio in Australia, o siete dei macho, o siete per conto vostro!

Tutte le coppie in viaggio di nozze incontrate, venti su venti, hanno avuto problemi di salute legati a sbalzi eccessivi di temperatura o a gite programmate il giorno dopo l'arrivo.

Noi no.

Purtroppo - mea culpa - dell'agenzia ci siamo fidati in un paio di occasioni (per fortuna relativamente marginali), ed in entrambe ce ne siamo pentiti amaramente.

Troppi indizi per non costituire una prova. Morale: meglio che le agenzie si sveglino e tornino (o inizino) ad essere agenzie "di viaggio". Internet sta già spazzando via le peggiori.