giovedì 15 novembre 2007

Albergare a Sydney: the Simpsons of Potts Point

Esistono posti nel mondo, che definire "alberghi" o "ristoranti" è riduttivo: non ci vai per "dormire" o "mangiare", ma per qualcosa di più. Ci vai per sognare, per emozionarti.

Ecco, sin dalle prime descrizioni nel web il Simpsons di Challis Avenue (a Potts Point, uno dei quartieri con l'anima meno shackerata della città, rimasto cioè pressappoco quello che era nei decenni scorsi, un po' più ravvivato dai ristorantini ma sempre piuttosto elegante, a due passi da Woollomolloo, quello invece rifatto da cima a fondo) ci pareva un'esperienza, qualcosa da non mancare. Il fatto poi che non fosse generalmente segnalato dalle guide ci incuriosiva ancor di più; anzi, in realtà una lo segnalava: tripadvisor, la guida della rete, finora la più attendibile trovata nel web. Primo senza appello, su 222 hotel, davanti a colossi dai numeri molto più imponenti e dalla vista senz'altro più accattivante.

Ma questo gioiello di fine ottocento, restaurato con gusto - per quel che si poteva - negli anni Settanta, è un'altra cosa: sembra di entrare nella casa di un Lord inglese, col camino crepitante, i mobili antichi e ricercati, una biblioteca ricca di titoli e di libri antichi, immagini della Sydney del primo Novecento, quando in Italia si faceva la fame e l'Australia era puro miraggio, si sognava l'America. Forse i più fortunati quelli che emigrarono nella terra dei canguri: chi non si beccò la silicosi nelle miniere, ha evitato il crollo finanziario, politico e sociale del Sud America e l'estremo individualismo degli States, o il clima non esattamente favorevole del Canada. A dirla tutta, forse gli italo-australiani sono gli unici a non avere punta voglia di tornarsene da queste parti. Al massimo in vacanza, ma sole e mare ne hanno anche là: vicino Melbourne c'è addirittura Sorrento!

Oltretutto, alla vista di Keith, il padrone di casa (chiamarlo "gestore" suona assurdo per un posto così), il quadro è completo: il tipico Lord inglese, oggi secolarizzato, con elegante accento australiano, quell'inconfondibile "ai" con cui gli Aussies pronunciano il suono di late, day, grey e via dicendo. La classe e la gentilezza di Keith, con la sua impeccabile professionalità e la flemma anglosassone, sono il Simpsons. Nulla sarebbe così curato se non ci fosse Keith. Come una casa emiliana senza la "zdaura": pulizia, perfezione e gusto sarebbero finti, castranti senza l'incessante veglia della padrona di casa. Idem al Simpsons: lo gestisse qualche eccentrico americano, non sarebbe esente da pacchianismi, così come apparirebbe troppo formale e inappropriato se ci fosse un qualche Brit. L'Australia è diversa: l'eleganza è britannica, ma qui c'è il sole signori miei, a Sydney in Gennaio si crepa, serve anche il fresco, non solo il camino.

Le camere del Simpsons sono dodici, solo scale perché un ascensore violenterebbe il contesto: per i disabili ci sono due o tre suite al piano terra. Entrati, è divertente vedere tutti i cuscini esistenti esposti come carte da gioco sopra al letto: cuscino grande, medio, sottile, da divano, è divertente l'idea di dormire letteralmente tra quattro guanciali. Scopriremo in seguito che è una costante negli alberghi di categoria superiore; anche in Italia ho visto qualche carta dei cuscini (non riesco a trattenermi dal sorridere, mi rendo conto del comfort ma è più forte di me!), ma non credo che siano molte le proposte in tal senso.

Tipico degli hotel down under, di qualunque ordine e grado è poi la fornitura delle tea & coffee facilities- bollitore, caffè solubile, the e zucchero con tazze, piattini e cucchiaini - e soprattutto tavola e ferro da stiro, da cui esce di prepotenza lo spirito pioniere: per noi italiani valigioni tutto-pulito-e-piegato sa di festa da saloon durante la corsa all'oro: due botte di ferro e tutto torna lindo. Fa troppo backpacker, tradizione che in Italia sarà sempre appannaggio di sfigati e boy scout (sono appartenuto ad entrambe le categorie): rabbrividiamo all'idea di mettere tutto in uno zaino, anche abiti eleganti che non indosseremo mai in tutta la vacanza. Piuttosto, ci compriamo il camper e ci portiamo dietro la casa.

A fronte di tutto ciò, nei bagni ovviamente manca il bidet: nulla da fare, semmai un italiano in vacanza avrà cibo da soddisfarlo, ebbene, mancherà sempre un caro vecchio bidet a completare il comfort. In realtà, le docce sono sempre molto più spaziose e comode delle nostre, perciò si ovvia facilmente. Al Simpsons, poi, dopo una doccia ristoratrice (se non prendete l'idromassaggio) ci si può sempre rilassare sul sofà o sulle poltrone, senza scomodare il letto.

Nulla di meglio dopo una giornata a zonzo per la città, con i piedi bollenti e le gambe stanche, un dopocena sorseggiando del buon whisky nella sitting room, dopo una bella doccia, di fronte ai quadri delle carrozze e della nobiltà che un tempo, qui dentro, concludeva affari con la madrepatria.

Ecco, noi Sydney, grazie al Simpsons, l'abbiamo respirata così.

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