venerdì 9 marzo 2007

Aci Trezza, Catania e La Montagna

La MontagnaA maggio del 2005 ho passato dieci bellissimi (e intensissimi) giorni in Sicilia. L'ho girata abbastanza, dal ragusano (nella bellissima casa di Lorenzo Piccione di Pianogrillo), a Siracusa, Palermo, Agrigento, Piazza Armerina, Taormina e Catania.

Dopo aver visitato Catania (la piazza del Liotro - l'elefante, con la pasticceria davanti al Duomo, merita una visita già da sola), siamo stati a dormire ad Aci Trezza. Non so dire se di quella zona (in senso lato, la Sicilia Orientale) ho apprezzato di più i dolci (senza dubbio alcuno, i migliori d'Italia, e dunque del mondo, specie al Caffè Sicilia di Noto), il pesce o i paesaggi (l'Etna regala scorci stupendi dalla città, dai giardini e dal mare).

Di sicuro il paesaggio di Aci Trezza, coi faraglioni dei Ciclopi, l'isola Lachea ed Aci Castello in lontananza, ne ha da dire e da vendere. Ancor più a chi si è appassionato alle disavventure dei Malavoglia: il museo omonimo, ricavato in una casa che ricorda quella verosimilmente descritta da Verga, ricostruisce i vari aspetti della dura vita dei pescatori di fine Ottocento, a me in parte nota dai racconti di famiglia.

Ma c'era una cosa, nel cortile, che più mi ha colpito: la cenere. Fertilissimi resti dell'ultima eruzione del gigante buono, la Montagna, come la chiamano qua. E le si dà del Lei: "La Montagna le dà, e la Montagna le toglie, quando vuole".

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