martedì 29 gennaio 2008

L'Archiginnasio, orgoglio intimo di Bologna

In un recente post raccontavo di Piazza Maggiore anima bolognese, luogo preferito, la piazza da vedere, non perché più bella (ché Piazza Santo Stefano la supera), ma perché è La Piazza: quando accade qualcosa, in città, qualcosa di importante, accade lì. Santo Stefano è il set di Romano Prodi, Piazza Maggiore è il confronto tra la politica di Palazzo d'Accursio, il Duomo di San Petronio, il mercato di via Clavature appena defilato e la cultura dell'Archiginnasio poco oltre il portico del Pavaglione.

Se via Clavature col suo mercato è facile da trovare, e si impone ai sensi come una sciabolata di colori, voci, suoni e profumi, l'Archiginnasio è l'orgoglio della città, qualcosa di intimo, quasi da nascondere. Simbolo assoluto della cultura bolognese, e quindi della storia, e quindi dell'economia e della cucina, l'Archiginnasio è l'essenza di Bologna sublimata nell'eleganza più pura.

Per capire cos'è Bologna si deve prima arrivare in Piazza Maggiore, poi di corsa NON al mercato, ma all'Archiginnasio, in Piazza Galvani, il privé di Piazza Maggiore. Sembrerà strano, ma sono relativamente pochi i bolognesi che hanno visitato il luogo che segna l'importanza (e la ricchezza) della propria città. Ma forse questo accade ovunque, quanti romani hanno visto i Musei Vaticani, e quanti fiorentini gli Uffizi?

L'Archiginnasio, dal nome classicheggiante, è il primo "politecnico" sorto in Europa. Verso il Cinquecento, essendo le facoltà sparse per tutta la città, si decise di riunirle in un'unica sede. Fu così che Artisti ma soprattutto Legisti e Medici si ritrovarono a condividere lo stesso ambiente, dividendosi tra la Sala Lettura della Biblioteca (Aula Magna degli Artisti), la Sala dello Stabat Mater (per i Legisti), e soprattutto il Teatro Anatomico (per i Medici).

Seconda città papalina, intrisa di Chiese, Bologna fu la prima ad avere l'autorizzazione allo studio dei cadaveri, pur con ampie riserve clericali (simboleggiate dalla finestra dell'Inquisitore di fronte alla cattedra). Forse sarebbe stato meglio far come a Padova, in cui il tavolo veniva ribaltato ed il cadavere gettato nel fiume. Ma sotto questo edificio non ci sono fiumi, e poi troppa era la vicinanza ai centri di potere ecclesiastico. Resta il fatto che il Teatro, con i suoi intarsi, i cassettoni e le statue interamente in legno (praticamente tutte ricostruite dopo il bombardamento di sessantaquattro anni fa esatti) è uno dei templi della medicina italiana, di cui Bologna rappresenta senza dubbio centro di eccellenza.

Foto del teatro anatomico dell'Archiginnasio
Basterebbe già questo, eppure l'Archiginnasio è qualcosa di ulteriore. E' incredibile quanti stemmi punteggino i loggiati del cortile, fitti fitti, colorati, alcuni grandi, altri piccoli, di studenti provenienti da tutta Europa, uno addirittura dalle Americhe. Faentini, ravennati, lusitani e tedeschi, milanesi, torinesi e forlivesi, è un arcobaleno di città e colori che indica come nella ricchezza più che nella cultura (che in passato peraltro erano sinonimi, visto che studiare per i ricchi) non esistano confini politici.

Ecco: è in questo cortile la vera essenza di Bologna: il miscuglio, l'incrocio di città, paesi, tradizioni che ha fatto dell'antica Felsina il nodo nevralgico d'Italia. Solo grazie a questo Bologna diventa la capitale della gastronomia italiana. Titolo che - ahimé - ha perso da tempo nella ristorazione, ma che mantiene saldamente nello splendore di via Clavature: esistono splendidi mercati coperti (anche Bologna in Via Ugo Bassi ne ha uno di ottima fattura), ma poche città possono vantare un tripudio artistico di colori, profumi ed esposizioni, all'aperto e a due passi dalla piazza principale, come il quadrilatero tra via Clavature e via Pescherie Vecchie, vero cuore pulsante del sabato pomeriggio.

A Bologna lo shopping di classe è questo, altro che i vestiti in Galleria Cavour. La moda lasciamola alle grandi piazze, lasciamola a via Montenapoleone e a via Condotti: Bologna la Grassa, la vera Bologna, quella della mortadella, abita qui.

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