martedì 8 gennaio 2008

Di ritorno da quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno...

Tornati domenica da un weekend freddo ma intensamente divertente nella sponda ovest del lago di Como (quindi dovrei dire nel lago di Lecco, dati i campanilismi molto vivi da queste parti tra i due rami).

Soggiornato a Bellano, dove tra il 5 e il 6 gennaio si svolge la festa della Pesa Vegia, una rievocazione tra le migliori cui abbia mai assistito, anche perché legata alle celebrazioni dell'Epifania, quindi non artificialmente ricreata negli anni Novanta. Addirittura, se ne parla in diversi giornali di fine Ottocento, indicando come origine della festa il decreto di ripristino della vecchia unità di misura in luogo della nuova che creava troppi problemi a bellanesi e paesi limitrofi.

Sono storie antiche che parlano di lago, di pesca ormai purtroppo relegata a nicchie di aficionados e presìdi - ma lavarelli, missoltini e gamberi meritano assai; di luoghi tutti protesi verso un'acqua non tempestosa e salata, ma placida e misteriosa. Sponde visibili e concretamente coinvolte in dispute e fazioni, non sognate e fantasticate da cantanti e innamorati "al di là del mare". Insomma, il lago, questo lago, i nostri italici laghi, sono qualcosa di unico, ben diverso dai Grandi laghi americani, tutt'altra dimensione, tutt'altra impronta dell'uomo. E queste cime inuguali (come si fa a non saccheggiare Manzoni a piene mani?) coperte dalla neve di inizio anno, a strapiombo sul lago, con le case aggrappate ai pendii e le stradine scippate a Isacco Newton rendono il paesaggio di irripetibile bellezza.

Sono convinto che se il turismo nei laghi fosse esploso negli anni Sessanta, anziché gioielli di eleganza ci troveremmo ecomostri ed obbrobri in perfetto stile Riviera Adriatica: per fortuna, la vicinanza a Milano e al nord Italia in generale ha fatto sì che fiorissero ai primi del Novecento, vale a dire l'ultima epoca in cui l'architettura italiana ha prodotto qualcosa di accettabile nelle località vacanziere. Dopodiché, saranno Ostia, Fregene, Milano Marittima e Riccione...

La sensazione provata a Varenna o a Bellagio in un sabato freddo e piovoso è la stessa che puoi avere a Rimini d'inverno, pensando ad Amarcord: l'eleganza del Grand Hotel è simile, il borgo intatto (almeno in centro) ed il silenzio irreale hanno quella romanticità che solo i veri cultori dell'acqua (mare o lago che sia) possono apprezzare fino in fondo.

Purtroppo, credo che almeno per Bellagio ci sia l'effetto Sirmione-Capri-Taormina: posto stupendo ma completamente iper-turistizzato, tanto da sperare in un diluvio che purifichi il paesaggio da cocci e infradito.

E domenica, a coronamento, un magnifico risveglio con un cielo luminoso e limpido, le montagne innevate su fino in Svizzera, il sole che accende Pescarenico ed un superbo tramonto sui laghi della Brianza dal Monte Barro.

Cos'altro dire, oltre a rimettersi a leggere il Manzoni, che da queste parti ha trascorso la giovinezza, dando vita ad un romanzo che purtroppo solo pochi insegnanti sanno farti apprezzare?

Ah, beh, certo, dove ho dormito e dove ho mangiato... ma a questo dovrò dedicare un altro nutrito post.

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